La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 18 gennaio 2012

Fascisti in doppiopetto

da MicroMega


Fascisti in doppiopetto

di Valeria Calicchio
L’Italia si sa, è un paese incline alla rimozione. Pronto a perdonare e a dimenticare, se non a stravolgere, il passato più scomodo e imbarazzante. E così nei tempi cupi del berlusconismo rampante capita di sentir chiamare con nonchalance “compagno Fini” (copyright Vittorio Feltri) l’ex segretario del partito che ereditò il bagaglio pesantissimo dei reduci del fascismo italiano. O ancora si riconoscono a personaggi di discussa provenienza ruoli istituzionali o di gestione delle municipalizzate romane senza battere ciglio, come nel caso del fedelissimo del sindaco Alemanno, Alessandro Cochi, consigliere comunale con delega allo sport per meriti ottenuti sul campo (notissima la sua opera di ultras della Lazio e di frequentatore assiduo della destra extraparlamentare più oltranzista). Per questo “Ripuliti”, il libro-inchiesta uscito oggi dei giornalisti Giacomo Russo Spena e Daniele Nalbone, edito dalla Castelvecchi, diventa una lettura imprescindibile per dare un piccolo freno all’opera di normalizzazione della memoria pubblica in atto nel nostro paese da diversi anni, oltre che per fare chiarezza nel confuso amalgama politico che si agita nella destra italiana orfana del Cavaliere.



Il libro ha il grande merito di mettere ordine tra i passaggi che hanno portato allo sdoganamento di quella destra che fino a 20 anni fa creava imbarazzo in quasi tutti gli ambienti politici e culturali. Interviste esclusive ai protagonisti di questa stagione e stralci di cronaca per spiegare una transizione lunghissima e probabilmente ancora non del tutto compiuta. Si comincia ai tempi di Bettino Craxi, primo politico italiano a invitare il Msi di Almirante alle consultazioni politiche (chiudendo fuori il Pci). E si arriva all’investitura vera e propria, che ci sarà solo dieci anni più tardi, ad opera del Cavaliere in procinto di scendere in campo, che benedice la candidatura dell’ancora acerbo Fini a sindaco di Roma (“Se fossi a Roma non avrei dubbi, voterei Fini”, 23 novembre 1993). E’ la svolta. Da allora nulla sarà più come prima. Nel 1994 nasce Alleanza Nazionale che serve a portare a compimento lo sdoganamento degli ex fascisti al fianco dell’unto dal Signore Silvio Berlusconi. L’attuale presidente della Camera comincia una difficile opera di “ripulitura”, volta a far considerare il suo partito all’altezza delle altre destre di ispirazione liberale presenti nel resto d’Europa. Si passa così dalla lotta dura agli immigrati (pare che il presidente della Camera si sia spesso vantato in tempi passati di essere anche più a destra del francese Le Pen) e dagli attestati di stima al dittatore Saddam invaso dal comune nemico americano, al totale capovolgimento di queste posizioni: “fascismo male assoluto”, toni più morbidi sull’immigrazione e aperture sui temi etici.

Intorno il variopinto mondo della destra in fermento, con i suoi esponenti più “duri e puri” che non possono (e non vogliono) staccarsi dai movimenti estremisti e radicali. Poi la rottura con il Cavaliere, che trasforma Fini in Badoglio e Berlusconi nel nuovo Duce. L’uomo che dà spazio alla Destra di Storace, alle spinte che arrivano dal neofascismo di Casa Pound, agli impresentabili come Vincenzo Piso, coordinatore Pdl del Lazio, già Terza Posizione, o Marcello de Angelis, attuale direttore del Secolo d’Italia, cantante del gruppo di estrema destra 270bis, condannato a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva. Al centro di queste dinamiche il “laboratorio” Roma, con il primo cittadino Alemanno responsabile di aver legato, per la prima volta in quasi 70 anni di storia della Repubblica, la destra radicale alle istituzioni, trasformate in bottino di guerra degli ex camerati in doppiopetto. Malaffare e operazioni nostalgiche, croce celtica e lottizzazione delle municipalizzate. Un modello che è riuscito a farsi sintesi degli elementi più deteriori prodotti dal berlusconismo e di quelli appartenenti alla destra xenofoba, intollerante e cameratesca. E così fare chiarezza diventa un obbligo, perché come dice Ugo Maria Tassinari “la destra che finge di ripulirsi e che occupa le istituzioni e i media attivando un forte condizionamento culturale, è più pericolosa di un sano e tamarro fascista”.

CALDIRON La prefazione a "Ripuliti" di Daniele Nalbone e Giacomo Russo Spena (Castelvecchi)

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