La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

giovedì 8 marzo 2012

Giramondo Le sorgenti di Hatta Polvere, acqua, oro, e il valore delle cose di Federico Cugurullo


Il silenzio è tagliato solo dal rombo del fuoristrada nero che attraversa il deserto come una lama di ossidiana. Vi siete lasciati i controlli militari alle spalle, e leggi negli occhi dei tuoi compagni di viaggio un senso di tranquillità che per un attimo ti rasserena. Tutti sorridono. Tutti tranne l’inglese. La tua guida, al volante del 4x4 lanciato verso l’orizzonte, sembra non avere abbassato la guardia.
Ti guardi attorno preoccupato, ma il tuo sguardo non coglie nulla che possa suggerirti pericolo. Una schiera di montagne ti abbraccia da un lato, mentre alla tua sinistra il finestrino ti presenta un oceano di dune immobile e senza tempo. La strada prosegue dritta, spezzata raramente da qualche casolare abitato soltanto da rare ombre che macchiano il deserto come chiazze di inchiostro su una pergamena ingiallita. Nulla lascerebbe presagire la benché minima minaccia. Non capisci e interroghi la guida in cerca di risposte. Per qualche secondo l’Inglese rimane in silenzio, chiuso nei suoi pensieri. Poi si apre in un sorriso, un sorriso storto piegato da una vela di melanconia, e quando infine parla, l’arcano si svela con una semplicità disarmante.
Non esiste legge in Arabia. O almeno, non esiste legge come sei abituato a intenderla e a percepirla. La parola del leader, sia egli Sceicco, Sultano o Re, è legge. E non si può discuterla. Non esistono codici, come non esiste appello. Esiste soltanto il volere di un uomo, e il peso della sua parola a schiacciare la massa. Se nelle tue vene il sangue che scorre viene dalla stessa fonte di colui che regna, bene. Se hai ricchezze tali da far sbiadire il colore del sangue e il suo valore, ancora meglio. Altrimenti, devi assicurarti di avere la fortuna dalla tua, e devi saperti muovere. Sbagliare non è concesso, perché qualora lo facessi, non ci sarebbe possibilità di appello, ma solo un verdetto insindacabile. Un quadrello di balestra che non puoi schivare, né bloccare. Si dice che in queste terre, uno scopre una legge, solo dopo averla infranta. Quando il muro di vetro è andato in frantumi e stai già sanguinando. È successo a molti, e le chiazze di sangue sono ancora là. Non puoi mai abbassare la guardia. In città, nel deserto, non fa alcuna differenza. Anche un solo errore può essere fatale.
E così l’Inglese schiaccia l’acceleratore, e il fuoristrada mangia chilometri e chilometri di sabbia e polvere. Le mani serrate sul volante, e negli occhi un’amara consapevolezza. La senti anche tu. Si chiama nostalgia. Ripensi al tuo paese, quello dove sei nato e a cui sempre apparterrai. Ripensi alla sue leggi imperfette e al sistema che non funziona. Li hai maledetti più di una volta a denti stretti, eppure adesso ti mancano. Perché forse una legge imperfetta è meglio di un vuoto. E una democrazia intorpidita, meglio dell’arbitrio di un solo uomo. Non hai mai provato la sensazione di essere completamene al sicuro nella tua terra. Ma qua, tu, essere umano, ti senti nudo e tremendamente vulnerabile. E non è piacevole. Ti osservi le mani, e nelle linee che attraversano i palmi la parola fragilità è l’unica cosa che leggi.
Hatta ti accoglie nel silenzio della riflessione. Una manciata di casupole gettate a caso attorno a due imponenti torrioni settecenteschi. Infanti se paragonati all’antichità del deserto, tremendamente anziani al confronto con i grattacieli della vicina Dubai. Figli di un epoca diversa, quando le stelle erano magiche e il cielo ancora un limite. Ci sono poche anime in giro. Un gruppo di uomini vestiti di bianco che si dirige come al rallentatore verso la moschea, e qualche donna impaludata di nero che cammina a testa bassa. Le immagini della cittadina scorrono veloci davanti ai tuoi occhi come diapositive. Non è prevista una sosta, conferma l’Inglese. Non è per questo piccolo agglomerato urbano che siete venuti, ma per quello che la natura offre poco oltre i suoi confini. E manca davvero poco adesso.
Usciti da Hatta, il deserto cambia rapidamente manto. La sabbia si trasforma in roccia e l’ocra pallido lascia posto a un marrone bruciato. La strada è diventata un sentiero fatto di continui saliscendi. Si stringe improvvisamente schiacciato tra due aguzze montagne per poi riaprirsi in un desolato pianoro. C’è un ultima discesa da superare. Ed è parecchio ripida. L’Inglese non rallenta. Se è un pazzo o un genio non ci metterai molto a scoprirlo. Il fuoristrada si inclina e così fa la tua schiena spinta dalla gravità. È solamente un attimo. Un attimo in cui provi la sensazione del tuffo. Aspetti lo schianto, ma questo non arriva. Rialzi il capo seguendo il moto del 4X4, e ti ritrovi a osservare un paesaggio che non avresti mai creduto di vedere in questa parte di mondo. La terra è come tagliata. Strisce di un celeste cristallo attraversano la nuda roccia. Scintillano sotto il sole, catturando la luce e animandola. Acqua, capisci. Sorgenti naturali che in queste lande perennemente braccate dalla siccità appaiono più preziose di tutto l’oro dello sceicco. Le Sorgenti di Hatta. Il motore rallenta per poi spegnersi. Ti assicuri che gli scarponi siano ben allacciati e scendi. Zaino nuovamente in spalla, e via verso dove tira il vento.

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