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giovedì 15 marzo 2012

"I miracoli di Val Morel": l'omaggio all'ironia di Buzzati a quarant'anni dalla sua morte

Dino Buzzati la copertina de "I miracoli di Val Morel" Dino Buzzati la copertina de "I miracoli di Val Morel" 

"I miracoli di Val Morel": l'omaggio all'ironia di Buzzati a quarant'anni dalla sua morte

di Andrea Curreli
Il 28 gennaio del 1972 in una Milano imbiancata dalla neve muore Dino Buzzati, una delle voci più nobili della letteratura e del giornalismo italiano. Il quarantesimo anniversario della scomparsa del giornalista del Corsera viene celebrato con il ritorno in libreria de I miracoli di Val Morel, un testo tanto misterioso quanto bizzarro che non è mai stato più ristampato dopo una prima tiratura molto limitata del 1971. "Non è un mistero che il libro sia stato riscoperto solo oggi perché nei primi anni Settanta la cultura italiana era fortemente 'verbocentrica' - spiega il semiologo Daniele Barbieri -. Tutto ciò che era immagine non canonizzata dalla storia dell'arte veniva considerato un'opera minore. Ricordiamo che già Poema a fumetti nel 1969 era stato accolto molto negativamente dalla critica ottenendo però un grande successo di pubblico e di conseguenza varie ristampe. I miracoli di Val Morel era un'opera forse più complicata anche per il pubblico. Dato che rischiava di raggiungere meno lettori, gli editori  non hanno creduto più di tanto in questa opera di Buzzati che consideravano eretica rispetto a tutti gli altri suoi libri. Oggi i tempi sono cambiati e la minorità della narrazione con immagini è venuta meno".
Un libro organico alla vasta produzione di Buzzati - Il libro, edito da Oscar Mondadori, prende il titolo da una finzione letteraria ispirata ai “Prodigiosi Miracoli di Santa Rita onorati nel Santuario di Val Morel in quel di Belluno”. Dino Buzzati per il suo commiato letterario realizza un’opera che spiazza i suoi lettori meno fedeli, ma non i cosiddetti "addetti ai lavori". "Il libro si inserisce pienamente nella produzione di Buzzati - aggiunge il professore  Barbieri - perché è un libro caratterizzato dal fantastico dove alle immagini dei dipinti vengono associati brevi testi narrativi che contestualizzano l'immagine in maniera ironica. C'è la componente visiva che si affianca a questa ironia costante sull'ex voto e sulla mitologia popolare".  
Dal miracolo alle esagerazioni delle credenze popolari - Partendo dal concetto base di miracolo con il “PGR” acronimo di Per Grazia Ricevuta ripetuto spasmodicamente in ognuna delle trentanove tavole al fianco dell’immagine stilizzata di Santa Rita da Cascia, Buzzati si diletta a mescolare immagini di finti ex voto con le parole. In un apparentemente confusionario susseguirsi di "gatti mammoni" che spaventano le mucche e teste di rinoceronti decapitati che processano un cacciatore affetto da manie "religiose o, meglio, rituali". "L'idea del miracolo come filo conduttore nasce con la mostra dei dipinti che precede il progetto del libro - spiega ancora Barbieri -. E' un tema che permette a Buzzati di giocare su due registri: il fantastico e l'ironico. C'è anche una presa in giro della religione, ma non è questo il punto principale. Con ironia bonaria si concentra sulle credenze popolari e sulle loro esagerazioni che si esprimono anche attraverso gli ex voto".
Ironico, fantastico e paradossale - Ex voto finti costruiti sulla falsariga di quelli veri. "Sono ex voto su casi paradossali frutto della fantasia dell'autore - sostiene l'esperto di linguaggi del fumetto -. Prendiamo ad esempio Il Formicone (tavola n. 22 ndr). Buzzati descrive l'aggressione di tale Roberta Klossowsky da parte di una formica gigante. E' il più assurdo di tutti gli ex voto perché non potrebbe mai essere considerato tale. C'è poco di santo e la scena rappresentata è palesemente erotica. Anche se non viene descritta esplicitamente, appare chiaro cosa sarebbe successo a questa ragazza poco vestita senza l'intervento di Santa Rita. Qui l'elemento ironico, fantastico e paradossale si manifestano in maniera più evidente".    
Esorcizzare la morte - Questo libro del grande autore de Il deserto dei Tartari presenta non solo un inedito album personale dei ricordi, anche se stravolto e deformato dalla sua fantasia, ma un guanto di sfida virtuale alla morte. La ricerca di esorcizzare l’arrivo della “nera signora” passa attraverso il prodigio al quale Buzzati sembra volersi aggrappare non prima di aver riposto nel miracolo una fede incondizionata. Scrive bene nella postfazione del libro Lorenzo Viganò: “Ci crede, ci vuole credere, ci deve credere”.

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