La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

martedì 6 marzo 2012

Comicità, blues e speedball: trent'anni fa moriva John Belushi

Comicità, blues e speedball: trent'anni fa moriva John Belushi

di Cristiano Sanna
"Bisogna avere il caos dentro di sè per generare una stella danzante". E John Belushi nel caos ballava a meraviglia, preferibilmente su ritmi soul e rhythm and blues. Odiava i nazisti dell'Illinois e in quello Stato era nato il 24 gennaio 1949. Nato per esagerare, John. Di quella esagerazione sarebbe morto il 5 marzo del 1982. Albanese che non era altro, caricato all'ennesima potenza di vitalità autodistruttiva e di spirito irriverente e goliardico. Scambiato per un terrone dagli americans, John, perché con quei basettoni neri, il fisico tarchiatello e il carattere estroso devi essere per forza un maccherone. E invece l'energia insopprimibile era marchiata Bellios, vero cognome di una famiglia venuta via da Coriza, nel Paese delle aquile.
Ridere e battersi, anche in campo - Forte come un torello, Belushi, a soli sedici anni già un campioncino di football in erba (l'ironia è ammessa, lui avrebbe approvato) alla Wheaton Central High School. Senza dimenticare di seguire i suoi ritmi preferiti e di provare a riprodurli sullo strumento che più di tutti amava: la batteria. Fatto per lo spettacolo, per stare al centro della scena, come capì l'insegnate di recitazione Don Payne che insistette in tutti i modi perché il ragazzino immigrato, popolare e molto amato dai coetanei a scuola, accettasse di fare il provino per il Shawnee Summer Theater di Chicago. John ci andò e conquistò la commissione esaminatrice, tanto da lasciar perdere una carriera da istruttore di football per buttarsi decisamente nel teatro. Era l'inizio di un'ascesa bruciante.
Fratelli blues e samurai paninari - Bruciava anche il Vietnam in quegli anni, bruciava la coscienza di un'intera nazione e John Belushi non aveva alcuna intenzione di versare altro che non fosse alcol sulle fiamme già alte. Con la piccola compagnia West Compass Players cominciò a girare gli Usa, continuando a farsi notare. Tra gli altri, da un tizio alto e allampanato con la sua stessa passione per la musica soul e blues e per l'umorismo anarcoide di nome Dan Aykroyd. Belushi e Aykroyd divennero le stelle prima dello show National Lampoon's Lemmings, poi del Sathurday Night Live, il rivoluzionario programma in onda sulla Nbc dal 1975. Qui sbancano le micidiali imitazioni-beffa (dal misantropo Sam Peckinpah ad un Ludwig Van Beethoven molto rock and roll e spesso ibridato con Ray Charles), impazza lo sketch Samurai Delicatessen e, soprattutto, nascono i Blues Brothers. Carriera cinematografica lampo e a tutta gloria: da Animal House ai Blues Brothers con la regia di John Landis, fino alla doppietta con Chiamami aquila (leggendari i litigi sul set col regista Avildsen) e I vicini di casa. Nel mezzo, lo straulnato 1941 - Allarme a Hollywood di Spielberg. Lo attendevano Ghostbusters e probabilmente Una poltrona per due, dove fu sostituito da Eddie Murphy. Ma tra un tiro di armonica blues e uno di coca, tra una sbronza e uno sketch esilarante, John avrebbe perso la sua ultima sfida con la morte. Nella camera dell'esclusivo Chateau Marmont, in compagnia di Cathy Smith, cantante e corista anche lei attratta dal lato oscuro della vita, Belushi si fece l'ultimo funk su una pista di speedball. Leggi eroina più cocaina. Leggi meglio e ci trovi la fine della storia. "Io li odio i nazisti degli Illinois" e come non detestare i genii della comicità che si fanno fuori come dei mediocri qualsiasi?. Ma con un ultimo colpo d'ala: chiedere ad Aykroyd di far suonare al funerale Pipeline dei Ventures. A tutto volume.

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