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domenica 4 dicembre 2011

La "sindrome di Quirra" e i segreti del poligono: in un libro-inchiesta il perché dei "Veleni in paradiso"

La copertina del libro, sullo sfondo rottami bellici all'interno del poligono di Quirra La copertina del libro, sullo sfondo rottami bellici all'interno del poligono di Quirra 

La "sindrome di Quirra" e i segreti del poligono: in un libro-inchiesta il perché dei "Veleni in paradiso"

di Antonella Loi
Agnelli con due teste o con gli occhi sulla nuca. Un'incidenza di linfomi tra la popolazione locale, spesso letali, quanto meno sospetta. Metalli pesanti nei tessuti del bestiame che da anni pascola sulle colline a ridosso di uno dei tratti di mare più belli della costa orientale della Sardegna. Il Poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra, fondato nel '56 e fiore all'occhiello dell'industria bellica e militare italiana, nasconde segreti che ancora oggi appaiono inconfessabili. A undici anni circa dalle prime denunce, l'attività all'interno del poligono continua ad essere avvolta da una coltre fumosa e impenetrabile. Veleni in paradiso (sottotitolo: "La sindrome di Quirra e le polveri di morte che minacciano la Sardegna") scritto dal giornalista Rai Ottavio Pirelli ed edito da Castelvecchi, è un'opera interessante che, con piglio giornalistico, prova a rimettere in fila i fatti e le testimonianze che danno un senso logico alla vicenda nota (tristemente) come "caso Quirra", da cui la declinazione - capitolo salute umana - "sindrome di Quirra".
Quali quindi le implicazioni sulla vita dei pastori (il 60 per cento di loro si è ammalato di linfoma) e delle famiglie che lì abitano e pascolano le loro bestie? E' vero, come dice un testimone, che all'interno del perimetro militare sono stati testati proiettili all'uranio impoverito? Perché non sono mai state avviate le bonifiche delle aree, anche marine, aggredite da polveri tossiche e residuati bellici abbandonati? Ancora: perché, nonostante anni di denunce e proteste, la politica non ha ritenuto di intervenire per fare luce su quanto sta accadendo a Quirra? E infine perché tutti i tentativi, spesso supportati da documentazioni scientifiche ufficiali sulla presenza di nanoparticelle e metalli pesanti nell'ambiente e nella catena alimentare, sono state sottovalutate quando non addirittura insabbiate?
A dare una risposta a queste e ad altre domande sta ora provando la procura di Lanusei che, guidata da Domenico Fiordalisi, ha indagato tre generali già attivi nel poligono, un docente dell'università di Siena e due chimici per disastro ambientale. Dall'inchiesta è stata stralciata la parte relativa all'altro pesantissimo reato ipotizzato dal procuratore, omicidio colposo plurimo, che verrà formalizzato a chiusura delle indagini nella prossima primavera. "Siamo alla fine del cammino giudiziario e quindi bisogna aspettare per capire cosa succede", dice l'autore Ottavio Pirelli. "Non voglio anticipare conclusioni ma raccontare dieci anni di storia legata al poligono e alla sua gente, senza la pretesa di arrivare a conclusioni che devono ancora raggiungere la loro maturazione".
Dalla ricostruzione fatta nel libro, attraverso documenti, testimonianze e la rilettura di articoli di giornali pubblicati in quest'arco di tempo, emerge chiaramente un percorso tortuoso che, anche grazie all'attività dei movimenti, dei comitati di cittadini e alla stampa che ha puntando il riflettori sul "caso Quirra", ha portato all'avvio di controlli più seri. Da qui emerge la gravità dei fatti che, inevitabilemente, coinvolgono la vita della popolazione dei comuni limitrofi al poligono di Quirra-Perdasdefogu. Ma per la prima volta siamo vicini alla verità. "Almeno a quella giudiziaria - dice il giornalista - altra cosa è una verità condivisa da tutti".
Allo stesso modo, spiega l'autore, "è stato difficile portare avanti questo lavoro senza farmi coinvolgere dalle logiche del tifo da stadio, della contrapposizione tra le diverse esigenze in ballo: da una parte l'ambiente e la salute delle persone e dall'altra il lavoro o le esigenze industriali e militari legate al poligono". Tante motivazioni, con una prevalenza delle prime sulle seconde, in un'oggettiva difficoltà di conciliazione. Perché al di là delle implicazioni per la salute umana e la devastazione ambientale, la questione che la politica non è stata in grado di affrontare (o si è rifiutata di farlo) è quella relativa alle ricadute economiche e sociali del territorio. "Il poligono - continua - ha creato intorno a sé un indotto che coinvolge centinaia di famiglie". E che giustifica le prese di posizione di sindaci, come quello di Perdasdefogu, che, preoccupato per le sorti del territorio che amministra, colpito dalla depressione economica e da un forte spopolamento, solleva dubbi su dubbi intorno a certe letture del "caso Quirra".
La grande sfida sarà il "bilanciamento tra le esigenze del lavoro, della salute e dell'ambiente che qui a Quirra è più marcato", dice Pirelli. E poi - dato importante - ciò che sta emergendo tra le righe è che negli ultimi tempi la politica sembra aver dato un impulso inedito alla visione della questione "basi militari". "Credo che stia maturando un'idea diversa di poligono - spiega - in una terra dove grava il maggior numero di servitù militari dello Stato. Quindi - conclude - da una parte una normativa da riordinare e dall'altra, anche in nome del federalismo di cui si parla tanto, una redistribuzione del peso delle basi nel territorio nazionale".

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