La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

martedì 3 aprile 2012

Il senso delle biblioteche oggi, intervista a una bibliotecaria: Cristina Bambini

Il senso delle biblioteche oggi, intervista a una bibliotecaria: Cristina Bambini

 

Quando nel lontano 1983 mi accinsi a scrivere il mio primo saggio “41 mesi di guerra”, le mie fonti provenivano da documenti conservati in biblioteche e archivi pubblici e privati. E continuo ancor oggi a ringraziare i bibliotecari che mi hanno permesso accedere a testi poco noti o rinchiusi in scaffali non facilmente accessibili, ma anche per i tanti consigli datimi.
Oggi tutto è cambiato, la rete, internet, permette un più facile approccio e avvicinamento alle testimonianze, il ruolo del bibliotecario sembra quasi essere passato in secondo piano. Ma è veramente così? Che cosa è cambiato da 30 anni a questa parte?
Ne ho parlato con Cristina Bambini, bibliotecaria alla biblioteca San Giorgio di Pistoia, che adopera in modo davvero lodevole vuoi i mezzi del passato, i libri i manoscritti, vuoi quelli di oggi, siti, blog, social network, e via dicendo.
- Cristina, credi che, nell’epoca di internet, le biblioteche hanno ancora un senso? Non pensi siano superate, visto che in rete si può quasi trovare di tutto, addirittura il vecchio Sutra del diamante?
Se dovessi cercare cosa ha senso nell’epoca di internet, ti risponderei che forse, ora più che in passato, le biblioteche giocano un ruolo fondamentale, perché è attraverso di loro che il cittadino si gioca il diritto di accesso all’informazione e alla conoscenza, in un momento in cui le leggi di mercato intrappolano il futuro per inseguire influenze mediatiche e interessi commerciali e la comunità si arrangia passivamente, condannata al presente senza profondità di memoria e futuro. Le biblioteche rappresentano uno dei pochi presidi democratici rimasti, fonti di identità personale e collettiva, connettori verso l’altro, insomma, un vero luogo di energia in cui le persone si caricano a vicenda nel vedersi impegnate nel personale lavoro creativo e di apprendimento permanente.
- Qual è il ruolo del bibliotecario oggi e com’è cambiato rispetto, per esempio, a una ventina di anni addietro?
Domanda difficile per una giovane bibliotecaria. Rispetto al passato, in cui forse ci si concentrava quasi esclusivamente sulla conservazione e sulla preservazione del proprio patrimonio storico, ora si cerca di lavorare su un sistema integrato di informazioni e servizi, che sappiano mettere la biblioteca in ascolto del proprio pubblico, valorizzando nella comunità il proprio portafoglio servizi e sostenendo l’utente nella ricerca, in sede e sul web, per renderlo autonomo e indipendente nel recupero della risorsa informativa.
- Si parla di e.book, le biblioteche sono pronte ad ospitare, e in che modo, questi testi in versione digitale?
I libri… abituati come siamo a vederli, a toccarli, addirittura ad annusarli… ora abbiamo paura di non saper affrontare la nuova rivoluzione che ci attende. Rispetto al mondo accademico e universitario (che già da parecchi anni opera nel mondo digitale), le biblioteche di pubblica lettura hanno l’occasione di riflettere e rilanciare il tema della mediazione informativa di qualità, di contro alla disintermediazione e al “rumore” tipico della rete. Orientare nella scelta di un dispositivo di lettura valido (pensate alle iniziative di prestito degli ebook reader e i corsi di alfabetizzazione all’uso), creare coscienza critica verso il tema dell’accessibilità e usabilità dei formati in una comunità sempre più “digitalmente social” e abituata alla lettura su schermo (il progetto Books ebooks di Cologno Monzese ne è un esempio significativo), l’obiettivo finale è comunque quello di trasformare la biblioteca in un osservatorio dei comportamenti di lettura e, soprattutto, in un presidio neoumanistico, dotato di grande flessibilità e insieme di grande rigore culturale.
- Come le biblioteche potrebbero accattivare l’attenzione del cittadino per farlo partecipare attivamente agli eventi che questa organizza?
Gli spazi, le mostre, gli incontri con gli autori, i circoli di lettura, le associazioni di sostegno, la biblioteca deve sforzarsi di diventare il collante di una comunità! Occorre fare rete con le altre agenzie informative del territorio; essere un vero sistema e puntare sempre più su una dimensione di servizio grazie alla quale realizzare, tramite la lettura e l’accesso a raccolte di documenti e risorse cartacee e digitali, il diritto all’informazione e alla formazione culturale, l’accesso democratico (aperto a tutti), neutrale (senza condizionamenti ideologici ma lasciando il lettore libero di scegliere) e gratuito alle testimonianze della produzione scritta, corrente e passata.
- Nell’interessante volume di Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, si accenna al fatto che dovrebbe esserci un rapporto più stretto, quasi confidenziale fra biblioteca e utente. Che cosa ne pensi?
Parliamo tanto di servizi “su misura”, personalizzati e personali e ora abbiamo le tecnologie per poterlo davvero realizzare. L’utente della nostra biblioteca deve essere messo in grado di comprendere ad ogni passo le scelte condotte, giovandosi di un apparato di ausili “informativi” (segnaletica, rassegne, sportelli informativi, sito web) con cui muoversi all’interno del sistema e seguire i diversi percorsi fino a scoprirne i tesori e il legame identitario con la comunità e incentivandone l’impiego per la crescita personale e collettiva.
- Di che cosa ti occupi alla biblioteca San Giorgio, quali sono i tuoi compiti. Per esempio, come si classifica un libro?
Classificare un libro è la cosa che mette più in difficoltà chi cataloga. Implica una scelta soggettiva, quella cioè di capire quale sia effettivamente la tematica del libro e collocarlo di conseguenza sullo scaffale, sulla base della notazione in uso. Impresa facile quando l’argomento è unico, ma pensa a testi di taglio multidisciplinare… quale è davvero il taglio dominante? dove lo cercherà l’utente?
Riguardo le mie mansioni alla San Giorgio che dire… sono una bibliotecaria multitasking, metto alla prova le mie competenze, le mie conoscenze, la mia mente.
Sul risultato… agli utenti la parola.
Gaspare Armato
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»»»qua una serie di interventi su Il futuro delle biblioteche nell’era di internet.
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»»»altre interviste qua.

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