La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

martedì 3 aprile 2012

Le immagini sofferte di Marlene Dumas in mostra alle Stelline di Milano

Le immagini sofferte di Marlene Dumas in mostra alle Stelline di Milano

di Melisa Garzonio
Melisa Garzonio
Giornalista esperta d'arte


“Pensavo che “Mamma Roma” (2012) fosse la mia prima opera su una donna che grida. Poi però ho rivisto una delle mie figure di Gesù della serie “Jesus Suffering” del 1994 che ha un’espressione molto simile. Era ispirata a una donna con le braccia spalancate (proprio come il Gesù della “Gravità”) che piange la morte del marito”. Nelle sue opere la sudafricana Marlene Dumas (1953) spesso si avvale di figure femminili per realizzare personaggi che dovrebbero essere per destino maschili. Considera l’artista: “E’ un peccato che la religione cristiana (ma anche l’ebraismo e l’islam) non abbia creato un dio privo di sesso, come si dice siano gli angeli”.

In mostra a Milano, all’ex collegio delle Stelline, ritratti ambigui e modelli di ruolo tragico che rimandano a matrici michelangiolesche rivisitate dagli incubi di Edvard Munch.

Il curatore Giorgio Verzotti ha diviso la mostra in due serie di lavori, una proveniente dalla recente personale di Dumas alla Frith Street Gallery di Londra, l’altra composta di potenti opere inedite realizzate per lo spazio che le ospita. Ecco allora il visitatore fermarsi, visibilmente turbato, davanti alle immagini di Cristo abbandonato su altissime croci a T, o nella forma a Y ripresa da un crocifisso gotico, con il corpo dell’Ecce Homo visto in scorcio prospettico dall’alto. E proseguendo, sarà inevitabilmente irretito dai ritratti di orfanelle in abiti virginali (nella foto “Angels in Uniform”, 2012), come dalle non meno perturbanti celebrità maledette, vedi Amy Winehouse o Pier Paolo Pasolini, cineasta eccelso nell’uso sensuale della luce e dell’ombra, a cui Marlene aveva già dedicato fra il 1989 e il ’90 la “Pasolini Series”, sei fogli a matita e acquerello che ritraggono il celebre volto dai tratti angolosi.

Sorte. Marlene Dumas”. Milano, Fondazione Stelline, fino al 17 giugno
www.stelline.it


Ci sono anche queste…

Rembrandt, incidere la luce
In mostra i capolavori grafici del maestro olandese (Leida 1606-Amsterdam 1669), circa 40 incisioni, quasi tutte inedite, della Collezione Malaspina. Da vedere, opere celeberrime come “La morte della Vergine” (1639) o “La stampa dei cento fiorini” (1649), ma anche fogli di non facile interpretazione, come “Il Faust” (1652 circa). 
Dove: Pavia, Scuderie del Castello Visconteo
Quando: fino al 1° luglio
Info: www.scuderiepavia.com
Opera cult: il confronto con tre opere di Albrecht Dürer, autentico scontro fra titani



“Ai Weiwei”
Personale dell’artista contemporaneo cinese più contestato in patria e amato in Europa e Oltreoceano, attualmente impegnato a realizzare il Padiglione 2012 della londinese Serpentine Gallery. Ai è designer, scrittore e architetto, la mostra privilegia però il suo talento come ceramista, con opere che guardano alla tradizione, realizzate presso Jingdezhen, nel 2006. 
Dove: Milano, Lisson Gallery
Quando: dal 12 aprile al 25 maggio
Info: www.lissongallery.com
Opera cult: un’opera recente: “Pillar”, una porcellana che si erge nello spazio per ben 2.3 metri di altezza


“Beauté animale”
Dipinti, sculture, disegni, fotografie, in tutto 120 pezzi che attraversano i percorsi dell’arte dal  Rinascimento ai nostri giorni, per una grande mostra che esplora il rapporto secolare fra gli artisti e il mondo animale.
Dove: Parigi, Grand Palais
Quando: fino al 16 luglio
Info: www.rmngp.fr
Opera cult: uno dei pezzi più simbolici della mostra. La terrificante “Ragna” di Louise Bourgeois

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