La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

venerdì 13 aprile 2012

"TuttoMafalda": una bambina ribelle che sogna ancora un mondo senza ingiustizie


"TuttoMafalda": una bambina ribelle che sogna ancora un mondo senza ingiustizie

di Andrea Curreli
Sarà l’amore per Mafalda. Oppure sarà il basso livello raggiunto dall’informazione. Resta il fatto che il compleanno del celebre fumetto è stato festeggiato con due anni di anticipo. A marzo si è diffusa in modo virale tra tutti i media la falsa notizia dei cinquant’anni dell’eterna bambina dallo spirito ribelle. Un errore storico grossolano ha datato la nascita del comic argentino al 1962, scatenando le furie di papà Quino, al secolo Joaquín Lavado, che dal suo sito ha tuonato: “Mafalda compie 50 anni nel 2014''. Per evitare tutto ciò sarebbe stato sufficiente leggere quella sorta di enciclopedia che risponde al nome di Tutto Mafalda (Magazzini Salani editore). La falsa notizia diventa però l’occasione per testimoniare ancora una volta l’importanza che questa striscia fatta di china e carta ha avuto nella formazione di un paio di generazioni. “Mafalda nasce ufficialmente il 29 settembre del 1964 sul settimanale economico Primera Plana su richiesta del giornalista Julián Delgado all’amico Joaquín Lavado, in arte Quino. Ma questa monella era stata concepita un anno prima per fini pubblicitari. La M richiamava il simbolo di una società di elettrodomestici“, precisa la giornalista de Il Mattino Donatella Trotta, che ha curato l’edizione del libro e che nel 2005 ha ideato con l’associazione culturale Kolibri la mostra “Girotondo, cambia il mondo” su Quino e Mafalda.
Trotta, al suo esordio Mafalda si presenta come un fumetto radicalmente innovativo. E' così?
"Sì. Prima di tutto la protagonista è una bambina ed è sudamericana. Rappresenta quindi un meridione del mondo nello stesso periodo in cui nell'America del Nord Charlie Brown e i Penauts di Schultz portavano avanti una critica più cervellotica alla classe media statunitense. La forza dirompente di Mafalda è  quella di porsi come una sorta di anti-Charlie Brown. Lei si fa portavoce di un dissenso bambino che però è latino e declinato al femminile. Questo è il primo motivo di interesse verso questo personaggio. Le strisce disegnate di Mafalda si inseriscono perfettamente all'interno della letteratura per l'infanzia, piena di monelli e di monelle".
Il suo essere ribelle anticipa le contestazioni giovanili della fine degli anni Sessanta?
"Mafalda è una ragazzina terribile, ha uno sguardo feroce e lucido sul mondo, critica la 'adultità' associandola alla stupidità. In sintesi è una minifilosofa pasionaria e inconsapevole, ma non tanto ingenua. L'immagine di lei che incerotta il mondo è il simbolo di una bambina che si prende a cuore le sorti e i mali del pianeta. Anche se  lo fa interrogando gli esterrefatti genitori che invece sono molto medi e privi di particolari qualità. Inguaribile, impertinente, linguacciuta e costantemente in rivolta. E' una eroina involontaria di quel dissenso che negli anni Sessanta fiorirà ed esploderà con le contestazioni studentesche. Lei anticipa tutto ciò e lo fa con uno sguardo ironico che è spiazzante. Rifiuta quello che Quino ha chiamato 'un presente impresentabile', fatto di ingiustizie e iniquità".
C'è una striscia che riassume le caratteristiche di questo personaggio?
"Certo. Mafalda rientra a casa con una seggiolina sotto braccio e insieme a due amichetti. Il padre la osserva mentre si prepara ad andare a lavoro e dice: 'Sempre maschiacci, a Mafalda converrebbe avere delle amichette'. Perpetrando così la visione stereotipata del maschile e del femminile. Nella vignetta successiva la seggiolina vola sulle teste dei ragazzini che scappano a gambe levate. Il padre rimane esterrefatto, si mette il cappello e commenta: 'Però non so se alle amichette converrebbe avere Mafalda'. Si rende conto della diversità di questa bambina che si pone fuori dagli schemi. C'è poi la striscia in cui Mafalda tutta arruffata e con il suo pigiamino entra in cucina e trova la mamma davanti ai fornelli. 'Buongiorno mamma, ma non sai che sono state vietate le armi nucleari?', afferma. La mamma replica con sorpresa: 'No, perché?'. Lei pensa: "Sarebbe bello alzarsi un giorno e accorgersi che la nostra vita dipende da noi'. Siamo davanti a un'autodeterminazione decisamente protofemminista  che appare incongrua in bocca a una bambina, ma che la rende amabile".
Se questo fumetto ha resistito per tanti anni vuol dire che le critiche rivolte da Mafalda alla sua società sono ancora attuali.
"Un'opera e un personaggio diventano dei classici quando riescono a parlare al cuore di tutti in ogni tempo non invecchiando mai. Non importa se Mafalda ha 48 o 50 anni, resta un fumetto dirompente perché le ferite del mondo che lei incerottava ci sono ancora tutte. Si sono spostate le frontiere: ieri c'era il Vietnam e oggi ci sono l'Afghanistan e l'Iraq, è caduto il Muro di Berlino ma si è aperta la questione del nucleare in Iran o in Corea. Le contraddizioni del mondo restano intatte. Lo stesso Quino constatava che purtroppo non è cambiato molto rispetto al problema dell'ambiente, lo testimonia il disastro di Fukushima, e della pace con i continui focolai che si sono moltiplicati con la lotta al terrorismo dopo l'11 settembre. La situazione è forse peggiorata perché le guerre moderne colpiscono sempre di più i civili. Quino fa dire a Mafalda: 'Il grande guaio della famiglia umana è che tutti vogliono essere il padre'. Sembra uno slogan o un aforisma icastico in tema di pace e guerra, ma denuncia il fatto che ormai nessuno si accontenta di ripristinare un minimo di solidarietà. In questo la voce di Mafalda è ancora potente perché è vero che fa sorridere ma fa anche pensare esaltando l'ironia caustica di Quino".
Possiamo azzardare un confronto tra le opere di Quino e quelle di Mordillo?
"Sono due grandi del pennino. Quino è più filosofo ed essendo passato attraverso la dittatura e aver tanti amici desaparecidos ha scelto di esprimersi solo con il bianco e nero. Anche le sue vignette che continua a pubblicare per varie riviste sono tutte rigorosamente in bianco e nero. Al contrario Mordillo ha optato per il colore e i suoi cromatismi sono eccezionali. Non ha bisogno di traduttori perché parla attraverso le immagini. Scherzando mi ha detto che parla male quattro lingue e quindi per farsi capire utilizza vignette senza parole. Attraverso le immagini e questo umorisimo che lui definisce 'da clown', ci aiuta a 'oltrepassare con il sorriso il dolore del mondo', sempre per usare le sue parole. Quino fa una scelta diversa perché il disegno si accompagna sempre alla frase. Il suo nome è legato a Mafalda anche se ha cercato di non rimanere imprigionato in questo personaggio abbandonandolo negli anni Settanta".

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