La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 16 maggio 2012

Massimo Fini: perché essere contro "La guerra democratica" e odiosa dell'Occidente

Massimo Fini, giornalista e scrittore Massimo Fini, giornalista e scrittore 

Massimo Fini: perché essere contro "La guerra democratica" e odiosa dell'Occidente

di Cristiano Sanna
Non si tratta di essere contrari alla guerra ma di essere contro la guerra, tecnologica e impersonale, che l'Occidente muove agli altri mondi. Spesso senza neanche dichiararla e nascondendo bombardamenti, incursioni a terra e torture dietro slogan come "missione umanitaria in favore della democrazia". Contro La guerra democratica (edito da Chiarelettere) si schiera, da sempre, Massimo Fini. Giornalista e scrittore che da tempo fa il contropelo al vizio oscuro dell'Occidente (titolo di un suo libro di dieci anni fa) nella sua pretesa di annientare altre culture in nome di una superiore civiltà. Dopo il collasso del contraltare sovietico le democrazie, Usa in testa, hanno inanellato in vent'anni otto guerre di aggressione. Selezionando il nemico da costruire per fornire nuove paure alle folle da controllare,  trattando il nemico sempre e comunque da criminale, mai da guerriero avversario, e martellandone il territorio con blitz aerei, attacchi da parte di droni guidati a distanza, uso di bombe al fosforo bianco che riducono a mummie rinsecchite anche innocenti donne e bambini in luoghi pubblici. Delle sante guerre dell'Occidente soprattutto nel vicino Oriente (Iraq, Afghanistan) ma anche in Africa, Cecenia e Kosovo, l'autore esamina retroscena e particolari volutamente trascurati dall'informazione cosiddetta embedded. Di questo e altro abbiamo parlato con Fini.
Massimo, dunque oggi più che la nobile arte della guerra, come qualcuno la chiama, conta la scaltra arte della manipolazione mediatica che se ne fa.
"Non c'è dubbio. La politica di potenza è sempre esistita e non riguarda solo l'Occidente. La differenza è che da queste parti invadiamo, uccidiamo, torturiamo, stupriamo ma con la pretesa di farlo per il bene del nemico. Prima dell'esistenza delle superpotenze si invadevano altri territori a suon di cannonate per prendersi quelle genti, risorse, vie di controllo del territorio. E lo si diceva chiaramente, ecco perché nessuno piangeva se il nemico gli buttava giù l'equivalente delle Torri Gemelle. Oggi pretendiamo di colpire senza essere a nostra volta colpiti dal nemico. Se non è disonestà intellettuale questa".
Nel suo libro riporta le parole dell'alpino Matteo Miotto, nella lettera scritta in Afghanistan due giorni prima di essere ucciso in azione. Dove il soldato elogia la capacità degli afgani di conservare le proprie radici anche di fronte all'azione distruttiva dei più grandi eserciti. "Gente che nasce, vive e muore per amore della propria terra e di essa si nutre. Allora capisci che questo strano popolo ha qualcosa da insegnare anche a noi" scrive il militare.
"Miotto capisce una cosa che dovrebbe essere elementare: lui, veneto, orgoglioso della propria cultura, si rende perfettamente conto che i ragazzi contro cui punta il mitra e che lo puntano contro di lui hanno a cuore gli stessi valori, a partire da quello dell'identità. Che genera il diritto di difenderla ad ogni costo, mentre con la guerra cosiddetta democratica ci arroghiamo il diritto di imporre i nostri valori a popoli completamente diversi da noi da millenni. Io lo chiamo totalitarismo concettuale, il peggiore di tutti. Non è tanto Bush il pericolo ma piuttosto una come Emma Bonino, lesta a passare dal pacifismo al darsi la missione di insegnare le buone maniere, costi quel che costi, all'universo mondo".
Obama, che ha mandato altri 30mila marines in Afghanistan, sogna una guerra fatta senza esseri umani e con i soli robot sul campo. Potrebbe almeno questo essere considerato un miglioramento, dato che impedirebbe la morte di ragazzi in divisa da questa parte del campo?
"E' un peggioramento assoluto nel senso che toglie alla guerra la sua essenza, cioè il combattimento che crea la legittimità ad uccidere. Se no si tratta di assassinio. Niente valori reali in campo, niente coscienza dei soldati messa alla prova. E' in guerra che il soldato può scegliere se finire l'avversario o no, se uccidere o meno un bambino, se abusare di una donna o astenersene. Il missile non ha occhi né cuore, colpisce con efficacia disumana. Parlo di efficacia, attenzione, non di precisione, e infatti ci vanno di mezzo un sacco di innocenti".
Con lo scricchiolio dell'economia finanziarizzata globale, l'aggressione di nemici sempre nuovi non potrà che aggravarsi. E' d'accordo?
"Perfettamente. L'aggressione aumenterà per due motivi: l'Occidente deve conquistare nuovi mercati, per quanto modesti, perché i suoi sono saturi. Inoltre questo modello di sviluppo, basato su crescite esponenziali che esistono in matematica ma non in natura, è vicino al suo limite. Così gli Usa e i Paesi loro sodali sono spinti agli ultimi colpi di coda, sempre i peggiori, prima dell'agonia".
Peraltro è proprio tra potenze occidentali che si usa la peggiore delle armi di distruzione di massa: lo spread. In realtà è in collisione il sistema monetario basato sul dollaro contro la zona euro. E' facile pessimismo dire che l'esito sarà autodistruttivo?
"All'inzio dell'Ottocento tutta una serie di pensatori europei sostennero che il commercio sempre più prospero avrebbe soddisfatto quei bisogni che originavano le guerre. Si sbagliarono perché la guerra continua ad esserci e perché ad essa si accompagna una ancora più disumana aggressione monetaria, dove le valute sono numeri immateriali da spostare in Rete con un click in modo da strangolare interi Paesi sovrani. Più anonimo l'attacco più odioso il suo effetto. Mi sembra però difficile che l'implosione dell'eurozona porti ad un beneficio per la finanza americana. Ora il sistema è integrato, se lo scenario crolla lo fa nella sua interezza, incluse le economie emergenti".
Chiudiamo con una provocazione: i suoi detrattori la definiscono uno "spiazzista", intendendo l'intellettuale che sceglie di sterzare in direzione contraria a quella degli opinionisti più trendy perché sa che con questo spiazzamento può conquistarsi una sua audience affezionata. Cosa risponde?
"Non è che io abbia sempre un'opinione contraria a quella della maggioranza. Ci sono opinioni comuni che ritengo valide e difendo a mia volta. Per mia natura, o per mia disgrazia a volte, dato che il non rinunciare all'autonomia di pensiero può portare all'isolamento, mi viene spontaneo guardare per bene anche l'altra faccia della medaglia. Dove spesso si scoprono cose interessanti. Ho poi una umana pietas per il perdente e non amo salire sul carro del vincitore, va benissimo così e non me ne pento affatto. Pur non avendo nessuna pretesa di avere la verità in tasca".

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