italiana che ha “servito
il popolo cinese”. Media
e potere nella Cina di oggi
Il
blogger trentenne senza peli sulla lingua e le redattrici di partito
per cui conta più il regalo aziendale delle notizie. L’editorialista
convinto di poter migliorare il paese con la sola penna e i commentatori
prezzolati pagati un centesimo a post. E poi il boom dei talent show in
TV e delle fiction che raccontano le emergenze sociali. I meccanismi
che regolano propaganda e censura, ma anche le storie di chi
quotidianamente prova a eludere quel sistema.
È
una mappa aggiornata e senza filtri dei media cinesi quella che traccia
nel suo libro Emma Lupano, giornalista professionista e sinologa,
vincitrice nel 2011 del Premio internazionale di giornalismo “Maria
Grazia Cutuli” con la sua tesi di dottorato sui giornalisti freelance
cinesi. Parla di reporter ed editorialisti
non sempre conosciuti in occidente, ma attivissimi in Cina; introduce il
lettore in un modo di informare che ha criteri, paradigmi e generi che
bisogna capire prima di giudicare. E ricostruisce il percorso compiuto
dai media cinesi dai tempi di Mao a oggi, dalle letture
obbligatorie degli anni Settanta alla rivoluzione del mercato. Un
viaggio nel mondo dell’informazione cinese per mostrare che la realtà
all’ombra di Pechino è più diversificata e sfuggente alle definizioni di
quanto appaia agli osservatori frettolosi.
Prima italiana a lavorare nella redazione pechinese del Quotidiano del popolo,
dove per essere un buon giornalista bisogna “servire il popolo”
attenendosi alla linea del partito comunista cinese, Emma Lupano mette
in pagina la sua esperienza in presa diretta, gli incontri fatti, le
modalità di lavoro nel cuore pulsante della propaganda. E spiega: «I giornalisti occidentali che vanno e vengono dalle redazioni in lingue straniere della China Central Television, di China Radio International, del quotidiano China Daily e dello stesso People's Daily Online dopo
un anno o due cercano sempre di andarsene. Lavorare nella "bocca" del
partito ha il suo fascino: permette (o almeno dà l'illusione) di
addentrarsi nel misterioso mondo della censura e della propaganda
cinesi. Ma per un giornalista europeo o americano non è una buona idea
legare il proprio nome a una testata governativa cinese. “Servire il
popolo” va bene, ma solo a tempo determinato. Per un giornalista
occidentale esiste però anche un altro modo di "servire il popolo
cinese", facendo allo stesso tempo un piacere a noi: tentare di andare
oltre i luoghi comuni e le semplificazioni, provando a descrivere una
realtà che è più multiforme e complessa di quella che ci fa tanto comodo
vedere».
Ho servito il popolo cinese. Media e potere nella Cina di oggi
di Emma Lupano
prefazione di Marco Del Corona
con un saggio di Alessandra C. Lavagnino
Pagine 192, euro 15
FRANCESCO BRIOSCHI EDITORE
in tutte le librerie e in versione e-book sul sito http://www.bookrepublic.it/
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