La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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venerdì 15 luglio 2011

Che i sindaci si decidano a chiuderli, ‘sti teatri lirici, di Gianluca Floris

Che i sindaci si decidano a chiuderli, ‘sti teatri lirici, di Gianluca Floris

Che i sindaci si decidano a chiuderli, ‘sti teatri lirici.


Se mi prendono dei soldi con le tasse con la scusa che devono far funzionare la scuola, io accetto di buon grado e mi indigno se la scuola non funziona perché mal gestita.
Se mi prendono dei soldi con le tasse con la scusa di far funzionare la sanità. io accetto di buon grado e mi indigno se la sanità non funziona perché mal gestita.
Se mi prendono dei soldi con le tasse con la scusa di far funzionare i teatri lirici, accetto di buon grado e mi indigno se i teatri non funzionano perché mal gestiti.
È quello che sta accadendo in molti (non in tutti) teatri lirici italiani: funzionano male perché sono mal gestiti.
Conosco abbastanza bene la situazione del Lirico di Cagliari perché è casa mia e ho tanti amici che mantengono famiglie con il loro lavoro là dentro. Ma potrei anche parlare della situazione del Teatro di Firenze che conosco grazie ai comunicati sindacali dei miei amici che ci lavorano. Il discorso non cambia.
Una fondazione lirica come Cagliari o Firenze ha a disposizione laboratori e personale per creare “in house” le produzioni e per lavorare bene tutto l’anno. Invece, davanti a delle difficoltà economiche per debiti pregressi da malagestione, si limitano a tagliare il lavoro indispensabile degli aggiunti e dei laboratori, diminuendo i giorni di apertura di sipario, anziché, come sarebbe ovvio, aumentare le serate di incasso facendo produzioni create in casa con poca spesa.
Questi manager da 140 o da 200mila euro l’anno permettono che le decine di milioni l’anno che gli diamo con le nostre tasse, vengano utilizzati per fare stagioni come quelle del teatro di Sassari, che però alla comunità costa sui due milioni l’anno, non 21 o 41milioni come nei due casi sopracitati.
La gestione palesemente inefficace di questi due esempi fa sì che manchino i soldi per le attività normali di prova, che non si possano pagare artisti o cantanti e che, nonostante il blasone delle strutture, ci si rivolga a compagnie di studenti dilettanti per allestire spettacoli che costeranno lo stesso biglietto di una produzione fatta da artisti professionisti. Per intenderci è quello che sta accadendo oggi a Cagliari (mentre il cast con gli studenti a Firenze è offerto a un biglietto di € 15,00).
Nel mentre i miei colleghi professionisti sono a casa senza lavoro, perché in scena ci vanno i ragazzini studenti a borsa di studio da 700 euro al mese (non a recita).
Ora io, che sono un cittadino incazzato perché si usano male i miei soldi, dico questo: io pretendo che i miei soldi siano gestiti bene e voglio che si puniscano le gestioni inadeguate. Se per risparmiare le ASL chiudessero le sale chirurgiche e i pronto soccorso mi incazzerei, se per risparmiare sulla scuola togliessero gli insegnanti mi incazzerei. Ecco perché sono incazzato coi teatri malgestiti: perché diminuiscono la produzione mantenendo gli stessi soldi pubblici nei bilanci.
Mi sembra semplice da capire.
Segnalo poi che i sovrintendenti che palesemente dimostrano di non essere in grado di gestire la situazione, stipulando contratti per i quali sanno di non avere copertura finanziaria, percepiscono stipendi da 140 o da 200 mila euro l’anno. E non ci pensano a dimezzarseli. Anzi, i politici loro shogun li premiano sempre con fiducia anche sbandierata senza vergogna.
Allora io dico: i sindaci presidenti di fondazioni come queste dovrebbero prendere il coraggio a due mani e chiudere la baracca. Una stagione di tre mesi come quella prospettata a Firenze per l’anno prossimo, o una di quattro titoli fatti con l’utilizzo degli studenti a Cagliari, non può costare 21 o 41 milioni. Ne bastano 2 o tre a testa. Che il resto dei miei denari del FUS vada solo ai teatri che dimostrano di saper esistere con produzioni e spettacoli in numero e misura adeguata al nostro impegno.
Gianluca Floris

da costruire su macerie

Gianluca Floris:
Tenore lirico con facilità naturale nel registro acuto, ha nel suo repertorio i ruoli da protagonista nelle opere: Otello ed Ermione (Rossini), Traviata, Requiem, Nabucco, Macbeth, Rigoletto (Verdi), Tosca, Boheme e Madama Butterfly (Puccini), Lucia di Lammermoor (Donizetti) oltre a numerosi ruoli in cantate, corali, oratori ed altre opere del repertorio sinfonico.

Gianluca Floris inizia la sua attività come autore di testi per la radio a soli sedici anni. In seguito inizia la sua attività di sceneggiatore e autore di testi per l’audiovisivo, attività che continua tutt’oggi, alternando una intensa produzione di racconti non destinati alla pubblicazione.
Nel 2000 pubblica il suo primo romanzo “I Maestri Cantori” per le edizioni Il Maestrale di Nuoro. Una spy-story utilizzata come pretesto per raccontare il mondo della lirica con le meschinerie e le debolezze che di solito non passano oltre il sipario.
Nel 2003 debutta come autore teatrale con la piece “Radiologo” a Torino e nel 2005 scrive e dirige, con il coregista  Lorenzo Fontana, lo spettacolo “Il Lato Destro” per lo stesso Teatro Baretti nel capoluogo piemontese. Ipotizzando come vera la presenza di un operatore professionista nel teatro della strage di via Fani, si ricostruisce la vita di un mercenario degli anni settanta e le dinamiche che lo avrebbero portato a partecipare alla azione di fuoco che permise il rapimento di Aldo Moro.
Da questo lavoro teatrale Gianluca Floris nel gennaio 2006 trae l’omonimo libro “Lato Destro” per la casa editrice cagliaritana CUEC.
Il 19 settembre del 2006 esce il suo primo romanzo per una casa editrica nazionale: “La Preda” per l’editore Mondadori nella collana Colorado Noir.
Il 24 febbraio del 2009 esce per PIEMME editore il suo secondo romanzo per un editore nazionale: "L'inferno peggiore".  
Svolge attività di formazione e di aggiornamento per allievi e docenti curando seminari e corsi di analisi del linguaggio sia letterario che audiovisivo.

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