NOVITÀ
Un racconto in presa diretta dal paese d’Europa che più duramente ha subito il diktat di austerità della Banca centrale e del Fondo monetario internazionale, e che probabilmente non sarà l’unico, ma solo il primo della lista. Dall’inizio del 2010 la Grecia è mobilitata contro le misure imposte dal governo socialista per risanare l’economia nazionale. Un movimento che attraversa tutta la sinistra, i sindacati, gli studenti e che ha portato in piazza milioni di persone in una lunga serie di scioperi generali. Le testimonianze dei protagonisti, gli obiettivi delle organizzazioni politiche, le analisi di economisti e sociologi. Ma anche la continuità con la lotta contro i colonnelli e, ancor prima, contro l’occupante nazista nelle testimonianze di intellettuali e vecchi combattenti. Cronache e riflessioni dall’Atene in rivolta, sempre più scossa dall’esplosione della violenza politica.
In queste pagine appassionate, Vittorio Arrigoni, barbaramente assassinato nell’aprile del 2011, ci mette sotto gli occhi i giorni della sanguinosa offensiva israeliana Piombo Fuso contro la Striscia di Gaza, andata avanti dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009. Un prezioso resoconto quotidiano scritto in condizioni difficili, durante i bombardamenti, nei rari internet point dotati di un generatore autonomo di elettricità. Senza la presenza nella Striscia del pacifista dell’International solidarity movement la guerra a Gaza ci sarebbe arrivata solo attraverso i lanci delle agenzie di stampa. Questa piccola ma preziosa pubblicazione, dunque, raccoglie l’unica testimonianza immediata e diretta di quel bagno di sangue.
Il confronto critico con la psicoanalisi di Freud è uno dei grandi punti fermi del pensiero di Marcuse. In questo quarto volume dei suoi scritti inediti il filosofo propone la sua visione del desiderio, erotico ed estetico, come leva per la liberazione, come la principale forza che si oppone alla realtà unidimensionale del tardo-capitalismo. I saggi marcusiani che sono raccolti in questo volume si collocano all’incrocio tra psicoanalisi ed estetica. L’indagine sul carattere sovversivo del desiderio e sulle potenzialità liberatorie della dimensione estetica è svolta attraverso il confronto con psicanalisti e scrittori, con i quali Marcuse discute o polemizza in queste pagine. Vi si incontrano testi originalissimi e di diversa natura: dalle considerazioni sulla musica alle lettere scambiate con Samuel Beckett, fino alle riflessioni, in dialogo ideale con Adorno, su che senso abbia ancora la poesia dopo Auschwitz.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si afferma in Italia la teoria razziale dell'inferiorità del Mezzogiorno. Nonostante l'opposizione di numerosi studiosi, questa teoria si diffuse come linguaggio funzionale all'ideologia dei ceti dominanti italiani e stranieri. Ma il pregiudizio antimeridionale non è scomparso e anzi alimenta ancora oggi, in vecchie e nuove forme, le istanze separatiste e antiunitarie. La spiegazione razziale dell'inferiorità morale e sociale dei meridionali, che si richiamava alle teorie di Niceforo e di Lombroso, costituì l'esito più paradossale di una continua e sistematica negazione dell'altro. La teoria della «razza maledetta» fu denunciata da numerosi meridionalisti come un «romanzo antropologico» e una comoda scorciatoia per spiegare le differenze tra Nord e Sud. Questa narrazione influenzò le posizioni di magistrati, medici, psichiatri, politici e, più in generale, l'opinione pubblica del Nord. Essa finì col generare un sentire comune e diffuso, all'origine di stereotipi ancor oggi operanti. Nell'aspro dibattito, documentato nel volume, tra studiosi di matrice positivista e meridionalisti (Niceforo, Sergi, Colajanni, Rossi, Ciccotti, Lombroso, Salvemini, Fortunato) affiorano termini e problemi che tornano oggi a segnare l'attualità sociale e politica.
A oltre sessantacinque anni dalla tragedia della Shoah, manca ancora una riflessione esauriente sulle responsabilità italiane per lo sterminio degli ebrei, sulle colpe del cattolicesimo e del fascismo. Il volume dà un contributo a questa indagine analizzando in profondità due pagine inedite. Innanzitutto indaga sul ruolo che svolse il cattolicesimo italiano, attraverso la figura chiave dell’intellettuale Mario Bendiscioli, nella gestazione delle leggi antisemite del 1938. Documenta poi come i fascisti della repubblica sociale furono protagonisti di primo piano, spesso in competizione con gli stessi tedeschi, nella caccia agli ebrei da avviare allo sterminio. Da questo studio emerge un radicamento tutt’altro che marginale del razzismo in molti settori della società italiana, che tante ricostruzioni storiografiche hanno preferito sminuire o lasciare nell’ombra.
L’11 marzo 2011, un sisma di magnitudo 9.0, seguito da uno tsunami, ha sconvolto il Giappone causando oltre trentamila vittime. In un diario di trenta giorni trascorsi al "fronte", Pio d’Emilia, corrispondente da Tokyo per Sky Tg24, e storico collaboratore de il manifesto, racconta gli eventi che hanno sconvolto il destino di una nazione e modificato l’assetto economico mondiale. La cronaca del giornalista, l’unico ad essere arrivato davanti ai cancelli della centrale nucleare di Fukushima, si alterna allo sguardo dell’uomo nel tentativo di delineare le prospettive di un paese interamente da ricostruire e minacciato da un altro possibile "tsunami", quello nucleare, i cui danni sono tutt’ora imprevedibili. Completano il volume una serie di foto scattate subito dopo il terremoto, una dettagliata cronologia degli eventi e una nota critica su come la stampa internazionale ha coperto questa catastrofe.
Due giornalisti d’eccezione, Karl Marx e Friedrich Engels, raccontano, analizzandone il senso e la direzione, gli eventi bellici e politici nell’Italia dal 1848 al 1860. Come valutavano i fondatori del socialismo scientifico il risorgimento italiano e le singole personalità che ne furono protagoniste? Nel centocinquantenario dell’unità non poteva mancare la riscoperta di questi testi che ragionano sul rapporto tra indipendenza e rivoluzione alle origini della nostra storia nazionale. Raccolti e tradotti alla fine degli anni Cinquanta, questi testi (articoli giornalistici, lettere, brevi saggi dedicati agli eventi del momento) sono ormai introvabili. In essi, oltre alla ricostruzione degli eventi, si trovano anche i giudizi, a volte caustici, su personaggi come Giuseppe Mazzini, i Savoia, Garibaldi, e su tutti i governanti europei implicati nella vicenda italiana e nella rivoluzione europea del 1848. È un’attenzione, quella di Marx ed Engels per la storia italiana, che testimonia di un interesse niente affatto marginale per il movimento risorgimentale, e della lucidità con la quale i due autori individuavano le arretratezze e le debolezze della borghesia italiana che tanto avrebbero pesato sulla storia successiva.
Dopo aver ripercorso, nella sua prima parte, il dibattito sulla teoria di Marx che vide protagonisti Labriola, Croce, Sorel, Gentile e Mondolfo, e dopo aver sintetizzato l’originale declinazione della filosofia della prassi proposta da Antonio Gramsci, il volume analizza, nella seconda parte, i principali indirizzi del marxismo italiano maturati tra il secondo dopoguerra e la crisi degli anni Settanta. La scienza del comunismo di Bordiga, il galileismo morale di Della Volpe, la sociologia della classe operaia di Panzieri, il neomarxismo di Fortini, la divisione tra la teoria dell’operaio sociale di Negri e le tesi dell’autonomia del politico di Tronti e Cacciari, le critiche di Timpanaro al materialismo storico e alla filosofia della prassi, la ricerca di Luporini e di Colletti, i dibattiti sulla teoria del valore-lavoro e sul rapporto tra Hegel e Marx: ecco alcuni dei momenti salienti che il volume ricostruisce, mostrando come essi si intreccino con la storia della sinistra italiana. La terza parte del volume passa in rassegna il dibattito più recente, dal quale sembra emergere una rinnovata attualità della lezione di Marx come chiave interpretativa per decifrare le dinamiche del capitalismo contemporaneo.
I casi giudiziari sono stati spesso nella storia occasione di grandi battaglie civili e ideali. In queste pagine uno dei maggiori filosofi dei Lumi, proprio a partire da due clamorosi processi a sfondo religioso, sviluppa, smontando l’impianto accusatorio, la sua potente argomentazione contro il pregiudizio, il fanatismo, l’intolleranza. Il caso con cui si cimenta Voltaire in questa sua appassionata arringa è quello di Paul Sirven, calvinista francese, accusato nel 1762 di avere ucciso la figlia, che invece si era suicidata per le persecuzioni subite dai cattolici, e condannato a morte in contumacia dal tribunale di Tolosa. Voltaire si batté per dimostrare la sua innocenza e nel 1769 riuscì a ottenere l’annullamento della sentenza. Come aveva fatto nel 1765 per Jean Calas, che nel frattempo era già stato giustiziato e alla cui memoria Voltaire dedicò la sua opera forse più famosa e influente, il Trattato sulla tolleranza, di cui questo testo, qui tradotto per la prima volta in italiano, costituisce un complemento e una prosecuzione.
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