La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

sabato 16 luglio 2011

La lezione di Alfredino non ci è servita. I palinsesti pullulano di format al sangue


La lezione di Alfredino non ci è servita. I palinsesti pullulano di format al sangue

di Mariano Sabatini
Ho letto un libro stupendo, l’estate in questo aiuta. Lo ha scritto un signore che nella vita ha sperimentato la politica attiva, il giornalismo ad alto livello (la direzione dell’Unità, la collaborazione con una rubrica cinematografica al Venerdì), ha vissuto la sovraesposizione (è stato numero uno del Pd e sindaco di Roma) e l’autoemarginazione. Aveva promesso di dedicarsi al terzo mondo quando avesse concluso l’impegno in Italia, ha cambiato poi idea, dedicandosi alla scrittura a tempo pieno. Con L’inizio del buio (ed. Rizzoli) Walter Veltroni dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, di saper prendere vicende vissute e restituirle a nuova vita, non meno palpitante o dolorosa. Difficilmente prendendo in mano il suddetto volume si riesce a staccarsene: le storie sono quelle di Alfredino Rampi, il bimbo romano che ad appena sei anni cadde in un pozzo artesiano trovandovi la morte, e Roberto Peci, fratello di un pentito delle Brigate Rosse, per le cui delazioni fu giustiziato e ucciso. Entrambe le tragedie, ché di questo si trattò (la prima notissima, l’altra finora quasi dimenticata), si consumarono sotto l’occhio impietoso delle telecamere; professionali in un caso e, per la prima volta, amatoriali nell’altro.

Era il giugno del 1981, trent’anni fa. E in trent’anni la spregiudicatezza unita a una non meno colpevole inesperienza che indusse gli “attori” di quei fatti a spalancare le porte sull’oscurità -  a cui Veltroni accenna nel titolo e poi spiega bene nel dipanare sapientemente gli accadimenti – non ci hanno insegnato nulla. Tutto il contrario. “Non c’è dubbio che gli anni Settanta, e non solo la seconda metà, siano stati segnati da crimini e tragedie collettive. Ma è stato anche l’ultimo periodo della storia italiana in cui i giovani – sia pure finendo in molti casi per tradire quell’intento – hanno pensato di poter essere felici tutti insieme”, scrive Aldo Cazzullo su Sette, a margine di una nota sul libro di Veltroni. Con gli anni Ottanta le cose non cambiarono. E aggiungo, è come se di quelle violenze avessimo bisogno anche oggi, solo le sublimiamo attraverso il piccolo schermo. La televisione restituisce “crimini e tragedie collettive”, li impone, li ricicla, in apparenza li ripulisce e li fa metabolizzare.

Da quando le dirette sui disperati salvataggi di Alfredino hanno irrotto nelle nostre esistenze (ce le proponevano persino a scuola) o il filmato della fucilazione di Pecci, mandato in onda da una piccola emittente locale, squassò le cronache, le tecniche delle comunicazioni orrorifiche di massa si sono addirittura raffinate. Il buio è sempre fitto ma camuffato da luce che rifulge, mentre rumore e gossip grand guignol vengono spacciati per giornalismo. I palinsesti di tutte le reti - tranne forse La7 e Sky - forniscono esempi a iosa.

Saremmo grati a chiunque sapesse spiegarci a cosa sia servito proporre ai telespettatori il filmino nuziale di Melania Rea, dalle parti di Retequattro. Raiuno ha messo al lavoro fior di autori per produrre “Estate in diretta”, come la “Vita in diretta” e nella medesima collocazione (pur di non tradire gli aficionados), in cui vengono propinate con la conduzione di Lorella Landi e Marco Liorni lunghe disquisizioni su Parolisi, Melania e affini. Noti criminologi e celeberrimi penalisti, complici e anzi massimi garanti dell’intollerabile e inutile chiacchiericcio, timbrano il cartellino. Italiauno non poteva essere da meno, Monica Gasparini con alcune colleghe presenta “Tabloid”, con tutti gli umori di certa stampaccia anglosassone.

Poi ci stupiamo che la gente faccia i biglietti aerei e si metta in coda sull’autostrada per andare ad Avetrana, a Cogne e altri luoghi del delitto a sbirciare, presidiare, simpatizzare, intralciare. Il turismo macabro non è poi così dissimile dall’audience che tanti telespettatori guardoni garantiscono a certi deprecabili format divenuti un genere televisivo a sé, come il reality o il varietà.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.