Cultura
Il caso
Il segreto di J.D. Salinger: «Sto lavorando
a nuovi testi»
Nelle missive dell'autore del «Giovane Holden» all'amico Michael Mitchell la conferma di storie inedite
Forse Salinger, il grande «recluso» della letteratura americana, non avrebbe gradito una simile intrusione nella sua privacy, così come non avrebbe gradito che venissero diffuse notizie sulle sue abitudini, sui gusti personali, perfino sulla marca di ketchup preferita, com'è accaduto a poco a poco dopo la sua morte, avvenuta nel gennaio 2010.
Ma i nuovi indizi diffusi ieri dal New York Times sembrano interessanti, e suggeriscono l'esistenza di testi inediti ai quali lo scrittore stava lavorando «come ai vecchi tempi». Le tracce si trovano in alcune lettere finora inedite, indirizzate da Salinger all'illustratore della prima edizione del Giovane Holden, Michael Mitchell, da poco scomparso. Lo stesso Mitchell nel 1998 aveva venduto undici missive autografe di Salinger alla Morgan Library and Museum di New York, con la clausola di mostrarle solo dopo la morte dello scrittore; ma ora, scomparso anche Mitchell, la fidanzata dell'illustratore, Ruth E. Linke, ha trovato altre lettere di Salinger tra i documenti e i libri del compagno e le ha cedute alla biblioteca newyorkese.
Le lettere a Mitchell contengono elementi certi per stabilire che l'autore di The Catcher in the Rye stava in effetti lavorando ad alcuni progetti, e riferiscono inoltre una quantità di notizie sulle passioni e sulle inclinazioni di Salinger, come il fatto che lo scrittore affermasse di «conoscere a memoria» il film I 39 scalini di Hitchcock, o che amasse i gatti «al punto di non capire che cosa ho trovato nei cani per così tanti anni».
«Sto lavorando - scrive Salinger in una lettera del 1994 - come ai vecchi tempi, più o meno». E prosegue: «Continuo a lavorare per diverse buone vecchie ore, davvero molto». La scrittura, anche in questi nuovi esemplari, è quella caratteristica dell'autore, stile «vintage Salinger», come spiega il New York Times, e appare gremita di quell'intercalare familiare così tipico dell'indiretto libero del Giovane Holden: l'amico viene chiamato di continuo «Buddyroo», ad esempio, e Salinger si dà da solo del cretino, «moron that I am».
C'è anche una gustosa notazione su un viaggio in Europa che Salinger compì nel 1994, sulle tracce di Kafka: salvo poi confidare all'amico di essere sollevato all'idea che lo scrittore non potesse assistere alla trasformazione della sua casa praghese, così scrive Salinger, in «una trappola per turisti».
Lo scrittore Jerome David Salinger (1919-2010), autore del famoso romanzo «Il giovane Holden» («The Catcher in the Rye», 1951), in una foto scattata nel 1952 (Getty Museum) |
Le lettere a Mitchell contengono elementi certi per stabilire che l'autore di The Catcher in the Rye stava in effetti lavorando ad alcuni progetti, e riferiscono inoltre una quantità di notizie sulle passioni e sulle inclinazioni di Salinger, come il fatto che lo scrittore affermasse di «conoscere a memoria» il film I 39 scalini di Hitchcock, o che amasse i gatti «al punto di non capire che cosa ho trovato nei cani per così tanti anni».
«Sto lavorando - scrive Salinger in una lettera del 1994 - come ai vecchi tempi, più o meno». E prosegue: «Continuo a lavorare per diverse buone vecchie ore, davvero molto». La scrittura, anche in questi nuovi esemplari, è quella caratteristica dell'autore, stile «vintage Salinger», come spiega il New York Times, e appare gremita di quell'intercalare familiare così tipico dell'indiretto libero del Giovane Holden: l'amico viene chiamato di continuo «Buddyroo», ad esempio, e Salinger si dà da solo del cretino, «moron that I am».
C'è anche una gustosa notazione su un viaggio in Europa che Salinger compì nel 1994, sulle tracce di Kafka: salvo poi confidare all'amico di essere sollevato all'idea che lo scrittore non potesse assistere alla trasformazione della sua casa praghese, così scrive Salinger, in «una trappola per turisti».
Ida Bozzi
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