Cinzia Tani racconta ventuno delitti di donne a cavallo di due secoli
di Mariano Sabatini
- Luciano Rispoli, unico professionista in là con gli anni a riposo forzato in un paese per vecchi
- Cinzia Tani racconta ventuno delitti di donne a cavallo di due secoli
Da esperta, mi sai dire da cosa nasce la morbosità intorno ai fatti di sangue?
"C'è sempre stato un grande interesse morboso riguardo ai delitti e ai crimini. In Inghilterra, in epoca vittoriana, il giorno dell'esecuzione di un condannato era festa nazionale per permettere alla gente di assistere all'impiccagione. Nel dopoguerra in Italia si formavano lunghe file davanti ai tribunali in cui venivano processate assassine come Leonarda Cianciulli, Rina Fort, Maria Pia Bellentani. E' la fascinazione per il lato oscuro della mente umana, il desiderio di comprendere se chi uccide è un mostro o il l'inquilino della porta accanto".
Nascono sempre nuove trasmissioni che alimentano la sbornia criminologica in atto. La tv ha delle responsabilità?
"Sì. La televisione oltrepassa il diritto di cronaca per spettacolarizzare i fatti di sangue. Non c'è approfondimento per i fenomeni del crimine ma morboso gioco alla scoperta dell'assassino. Talk show che riproducono i processi in corso, ospiti che di criminologia sanno poco o niente ma fanno scenografia, inviati che tartassano familiari e parenti di vittime e presunti assassini. La televisione si comporta in modo bulimico gettandosi su un caso a tutte le ore e in tutte le reti, salvo poi abbandonarlo quando se ne presenta uno nuovo".
Donne che uccidono, la vulgata dice che siano di gran lunga meno degli uomini. È questo che ti ha attratto?
"Sì, rappresentano il dieci per cento dei delitti. Ho cominciato a occuparmene quando mi sono resa conto che in Italia non esistevano libri che raccontassero il delitto femminile. Non sono stata un’appassionata di cronaca nera fino a quando non ho avuto l’idea di scrivere Assassine. Il mio desiderio era quello di trattare un tema quasi mai affrontato in Italia: il racconto degli omicidi commessi dalle donne. La maggior parte degli studiosi del fenomeno erano uomini ed è sempre stato difficile per loro ammettere l’esistenza del crimine femminile. L’omicidio femminile veniva considerato un’aberrazione, qualcosa di cui non parlare, da evitare. Ho fatto ricerche, acquistato libri anche molto rari, trovato atti di processi, scelto le storie. Ho iniziato un percorso. Da allora sono diventata un’esperta, una storica del delitto. Ho continuato a raccogliere materiale e a scrivere libri su altri fenomeni legati agli omicidi: le coppie assassine, i serial killer, gli omicidi passionali. Oggi la cronaca nera mi interessa davvero, perché la capisco, perché ho gli strumenti per leggerla".
La distanza temporale dai delitti ne diminuisce in qualche modo il pathos?
"Non credo. Io voglio raccontare casi chiusi perché mi occupo dell’intera vita di un assassino o di un'assassina come in questo libro, la posizione sociale della famiglia, i rapporti con i genitori, la scuola, le amicizie, gli amori, gli studi, i lavori... Poi l’omicidio, il processo e quello che succede dopo. Questo serve a comprendere l’atto criminale, cosa lo ha causato, qual è la personalità del criminale, chi è o chi sono le vittime, come il colpevole ricostruisce la sua vita dopo aver scontato la condanna. Dei casi di attualità si occupa già troppo, e male nella maggior parte dei casi, la televisione. Non mi interessa farlo. Quello che invece mi interessa è raccontare casi avvenuti in diverse epoche e in differenti paesi in modo da poter fare delle riflessioni sui cambiamenti del delitto a seconda del luogo e degli anni in cui viene commesso".
Io sono un’assassina come si inserisce nella tua produzione editoriale?
C"on questo libro esaurisco i fenomeni del delitto. Ho parlato delle Assassine, delle Coppie assassine dei serial killer in Nero di Londra, dei delitti passionali in Amori crudeli e ora mi occupo dei delitti delle giovanissime con questo libro. Abbiamo visto in questi ultimi anni aumentare i delitti commessi dalle giovani ragazze, spesso per futili motivi. Pensiamo alle ragazze che hanno ucciso Suor Mainetti, le amiche che hanno strangolato Nadia Roccia e poi Erika e Omar e il caso di Perugia, le bestie di Satana... Le assassine che racconto hanno dagli undici ai venticinque anni e rappresentano casi emblematici e molto significativi avvenuti in otto paesi diversi negli ultimi due secoli".
Hai fatto delle scoperte nel lavoro di ricerca?
"Il primo caso che racconto, avvenuto a San Pietroburgo nel 1800, era stato già raccontato da Alexandre Dumas nel suo Crimini celebri. Sono riuscita a trovare, con grandi difficoltà, i testi molto vecchi e originali da cui lo scrittore francese aveva tratto la storia e mi sono divertita a vedere in quali parti l'autore fosse intervenuto per romanzare il delitto. Io gli ho restituito la sua verità".
Hai scritto anche gialli, a quando il prossimo?
N"o, non scrivo gialli ma romanzi storici che abbiano all'interno una forte tensione narrativa, un mistero e spesso un delitto, come L'insonne, Sole e Ombra e l'ultimo di quest'anno, Charleston. Camilleri li ha definiti "miscela di romanzo storico e romanzo d'indagine". Scrivo anche biografie romanzate di assassine come La brava moglie, La migliore amica e a novembre uscirà la vera storia di Sada Abe, la donna raccontata dal regista giapponese .... nel film che fece scandalo in tutto il mondo: L'impero dei sens"i.
Ne leggi, però, di gialli?
"Non amo il giallo ma mi appassiona il noir, il thriller psicologico. Il noir non ha regole, non c'è la classica indagine, non c'è un enigma da risolvere. Il noir è il caos, racconta il lato più oscuro della mente umana, le pulsioni segrete che stanno dietro a un fatto di sangue, è uno sguardo su un mondo alienante. Il noir è molto più realistico, vicino a noi, alla nostra vita, alle nostre città. Il mio scrittore di noir preferito è Cornell Woolrich. Anche la sua vita può essere definita un noir oltre che le sue opere. E poi amo moltissimo il Simenon dei romanzi, meno quello della serie di Maigret. Di nuovo preferisco il noir al giallo".
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