Che libro fa...
16/07/2011 - in spagna
Lo scrittore che ha 4,7 vite
giovanna zucconi
La più amata non è sentimento e neanche flamenco, non è alegría. La più amata significa «isola delle salamandre azzurre», e non la conosce nessuno. Strane, le classifiche. Nella giornata mondiale della lingua spagnola, che si chiama «el Día E» ed è promossa dagli istituti Cervantes sparpagliati in 44 Paesi, molte migliaia di persone hanno votato la parola spagnola che preferiscono, fra quelle suggerite da personaggi vari. L’attore messicano Gael García Bernal ha proposto Querétaro, nome di una città messicana: che, misteriosamente, ha vinto.
Meno ineffabili le ragioni del successo di Si tú me dices ven lo dejo todo... pero dime ven di Albert Espinosa, primo in classifica. Vanno ricercate, come sempre, nella trama e nella vita. Anzi, nelle 4,7 vite che Espinosa ha avuto in sorte. Lo scrittore è del 1974, di Barcellona. Ha passato dieci anni, dai 14 ai 24, in ospedale per un cancro. Ha perso una gamba, un polmone, metà del fegato. Con i compagni di corsia ha fatto un patto: i sopravvissuti alla malattia avrebbero vissuto anche le vite di chi non ce l’avrebbe fatta. A lui ne sono toccate 3,7, oltre alla sua. E in effetti è attore di successo, in televisione e al cinema; sceneggiatore; autore di serie televisive come Polseres vermelles, campione d’ascolti; lavora alla radio, per il teatro, per El Periodico de Cataluña. Tre romanzi: El Mundo Amarillo, Todo lo que podríamos haber sido tu y yo si no fuéramos tu y yo, e (altro titolo lungo che già contiene una storia) quest’ultimo.
La trama. Il protagonista Dani, quarantenne che per mestiere cerca bambini scomparsi, viene lasciato dalla fidanzata e contemporaneamente riceve la telefonata di un padre disperato. La sua missione sulle tracce del piccolo desaparecido lo porta a Capri: sull’isola lui stesso era diventato adulto, grazie all’incontro con due persone straordinarie. Raccontare il senso della vita ha senso, se a farlo è qualcuno che l’ha trovato con tenacia, con dolore, e con grande originale creatività.
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 16 luglio)
Meno ineffabili le ragioni del successo di Si tú me dices ven lo dejo todo... pero dime ven di Albert Espinosa, primo in classifica. Vanno ricercate, come sempre, nella trama e nella vita. Anzi, nelle 4,7 vite che Espinosa ha avuto in sorte. Lo scrittore è del 1974, di Barcellona. Ha passato dieci anni, dai 14 ai 24, in ospedale per un cancro. Ha perso una gamba, un polmone, metà del fegato. Con i compagni di corsia ha fatto un patto: i sopravvissuti alla malattia avrebbero vissuto anche le vite di chi non ce l’avrebbe fatta. A lui ne sono toccate 3,7, oltre alla sua. E in effetti è attore di successo, in televisione e al cinema; sceneggiatore; autore di serie televisive come Polseres vermelles, campione d’ascolti; lavora alla radio, per il teatro, per El Periodico de Cataluña. Tre romanzi: El Mundo Amarillo, Todo lo que podríamos haber sido tu y yo si no fuéramos tu y yo, e (altro titolo lungo che già contiene una storia) quest’ultimo.
La trama. Il protagonista Dani, quarantenne che per mestiere cerca bambini scomparsi, viene lasciato dalla fidanzata e contemporaneamente riceve la telefonata di un padre disperato. La sua missione sulle tracce del piccolo desaparecido lo porta a Capri: sull’isola lui stesso era diventato adulto, grazie all’incontro con due persone straordinarie. Raccontare il senso della vita ha senso, se a farlo è qualcuno che l’ha trovato con tenacia, con dolore, e con grande originale creatività.
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 16 luglio)
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