L'università di Venezia studia l'isola delle storie
Tanto da far diventare il paese barbaricino e il suo festival letterario un vero e proprio case study.
Il fenomeno dopo aver interessato l’università di Sassari intriga altri docenti di prestigiosi atenei della penisola. A breve, infatti, il professor Pier Luigi Sacco, docente di Economia della Cultura all’Università degli studi di Venezia, presente al festival, manderà uno stagista della sua facoltà per fare un lavoro sul campo, a diretto contatto con la gente del borgo che guarda sul lago di Gusana.
I ben informati azzardano almeno 30 mila presenze nei tre giorni clou del festival, una cifra da capogiro per un centro di appena tremila abitanti.
Per non parlare poi l’atmosfera friendly che accoglie tutti i visitatori che arrivano da ospiti e si comportano come tali.
Di proporzioni incredibili anche l’impatto economico che la manifestazione, che costa circa duecentocinquantamila euro, riesce a produrre soprattutto in paese, ma anche nel territorio.
«Vogliamo ipotizzare che ognuno delle trentamila persone presenti abbia speso 20 euro», dice il sindaco Nanni Porcu.
Chi ormai viene da tempo a Gavoi, dal 2005 quando partì la prima edizione, sa già come comportarsi, per non perdere la magia di un appuntamento che, edizione dopo edizione, non perde il suo appeal.
I posti letto negli alberghi del territorio vanno a ruba mesi prima, così come le stanze nelle case dei gavoesi, nei Bed and breakfast e negli agriturismo. «Veniamo sempre e stiamo divinamente», racconta una coppia di magistrati di Cagliari impegnati a seguire le varie tappe della giornata indossando le magliette colorate con il logo del festival.
Per mangiare non è un problema. Anche con pochi euro si placa l’appetito anche per strada, evitando le resse ai ristoranti nei diversi street food, che per il festival spuntano come funghi e lavorano senza orario.
Ovunque ad accogliere le persone c’è poi il sorriso e grande cortesia dei gestori.
11 luglio 2011
di Luca Urgu
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