La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

venerdì 8 luglio 2011

Oltre i partiti. La sfida lanciata da Bettini

Articolo 21 - Libri e Giornalismo
Oltre i partiti. La sfida lanciata da Bettini
Oltre i partiti. La sfida lanciata da Bettini di Carmine Fotia
Il fatto che l’analisi più spietata sulla breve vita del Pd e la proposta del suo superamento venga da colui che ne è stato, insieme a Walter Veltroni, uno dei principali protagonisti conferisce al libro di Goffredo Bettini, Oltre i Partiti (edito da Marsilio) che è stato presentato ieri a Roma (Sala Umberto, via della Mercede 50, con Barbara Palombelli, Andrea Riccardi, Nichi Vendola, Nicola Zingaretti) il valore di un’autenticità e di un’urgenza che possono essere apprezzate anche da chi non condivide le tesi in esso sostenute.

Bettini è un politico di lungo corso, giovane e brillante leader del Pci romano, poi regista di quel “Modello Roma” che ha consentito al centrosinistra di governare la capitale per un quindicennio, infine braccio destro di Veltroni nella nascita del Pd. Oggi, dimessa ogni carica pubblica, si è dedicato a un periodo di riflessione che ha prodotto questo agile volume, destinato a fare discutere. Il gruppo dirigente del Pd probabilmente non apprezzerà la proposta di costruire un nuovo soggetto politico, aperto a tutte le componenti del centrosinistra e fondato su una radicale innovazione della forma partito. Tuttavia, l’idea di Bettini del “campo largo” sembra essere in sintonia con gli orientamenti dell’elettorato di centrosinistra, alla luce dei risultati delle elezioni amministrative e del referendum.

Il “campo aperto”, per Bettini è “Un campo di mescolanze di persone, non di vessilli, di bandiere, di apparati, che nascondono conservatorismi di potere…E’ stata la grande scommessa del Pd. Oggi si può dire perduta. Perché non è lievitato un sentire comune; un progetto condiviso; uno sforzo sinceramente unitario”. Un fallimento che viene da lontano, da una lunga stagione di “rivoluzioni dall’alto” che, salvo il momento magico del primo governo dell’Ulivo, ha segnato una divisione tra riformismo e popolo, avvitandosi in una serie infinita di evoluzioni tattiche, mediazioni, cambiamenti di nome ma non di sostanza: siamo l’unico paese dove, annota l’autore, invece di cambiare i gruppi dirigenti e mantenere i partiti, dopo le sconfitte, si sono cambiati i partiti e mantenuti i gruppi dirigenti: “Fissità delle facce, girandola delle formule”.

Bettini rivendica al Pd “prima maniera” di averci provato, ma poi accusa Veltroni di avere subito anche lui la logica da piccolo compromesso storico, tradendo l’ispirazione originaria di un Pd che fosse davvero il superamento delle vecchie tradizioni e lasciando il campo al dominio delle oligarchie di partito sempre più separate, come dimostrano le primarie per scegliere i candidati sindaci, dagli elettori.
Si tratta di una riflessione che può apparire controcorrente, visti i sondaggi che danno il vento in poppa al Pd. Ma Bettini obietta che sarebbe illusorio illudersi che l’alternativa alla crisi del berlusconismo possa venire da una semplice alleanza di partiti, cementati da un programma di governo, mediato fino alle virgole. Il programma, dice l’autore, non è nulla, se non è sostenuto da una visione, un comune racconto del mondo. Usa strumenti di analisi inediti per un politico e fa ricorso agli studi del neurolinguista statunitense George Lakoff e del neuropsichiatra italiano Rosario Sorrentino, per sostenere il superamento della vecchia contrapposizione tra ragione ed emozione. Parlare alla “mente politica” è molto più che proporre programmi efficaci e ben ordinati, significa, per il centrosinistra, evocare quel bisogno di “riscatto” degli umili e degli oppressi che la fine del comunismo sembra aver cancellato ma che invece costituisce l’unica radice possibile di una sinistra, comunque essa voglia denominarsi: “Ciò che unisce sono le metafore profonde che danno significato a una lettura del presente; che ti collocano e definiscono uno sguardo (il tuo sguardo) sulla società. Queste metafore danno un nome al tuo campo, alternativo a quello di chi ne ha scelte altre e ha optato per altri sguardi”.

Il berlusconismo, con la sua originale mistura di egoismo proprietario e populismo mediatico, ha interpretato una visione di destra in cui si identificava una parte del popolo, ora che se ne intravede la fine _ che non sarà però lineare né priva di rischi di involuzione ulteriore _ il centrosinistra deve rispondere con un vero cambio di paradigma.
La parole prima dei programmi: “comunità, giustizia, persona, empatia, libertà, autenticità”, che vivono in tanti movimenti della società civile, a cominciare “dallo splendido 13 febbraio delle donne” sono quelle attorno alle quali Bettini propone di ricostruire una proposta. Sono “l’opposto di quelle della destra…individualismo, gerarchia, potere del denaro e della forza, apparenza, indifferenza per chi soffre”.

Una radicale innovazione della forma partito: fuori le oligarchie, dentro la “democrazia integrale”, ovvero un processo di partecipazione permanente in cui il cittadino sia protagonista, attraverso nuovi strumenti che sottraggano le scelte sensibili alla mediazione dei vertici e li riconducano nelle mani non di una generica base, ma di un tessuto di cittadinanza attiva che concepisce la politica non come attività a vita, ma come servizio civile alla comunità.
Bettini lancia la sua sfida: “Ci vuole uno scarto, un atto di volontà. Si dovrebbero sacrificare le proprie casematte, diventate per ognuno una prigione”. Al Pd, che “appare stanco. Può anche risalire di qualche punto in elezioni parziali…ma sta tornando a essere principalmente un residuo del vecchio Pci” ; a Sel e a Vendola: un nuovo partitino o la corsa per la leadership del nuovo soggetto politico del centrosinistra?; all’Idv e a Di Pietro, se vuole “scongelare le energie che pure ha suscitato in acque più ampie”.
Sarà raccolta? La risposta non può che venire nei prossimi mesi. Intanto però è importante che la sfida sia stata lanciata in modo così appassionato e autorevole.

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