La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 9 giugno 2012

Vita di un vortice: Ronchi presenta "Mario Schifano - Una biografia"

da Tiscali
Mario Schifano (1934-1998) tra le sue opere Mario Schifano (1934-1998) tra le sue opere 

Vita di un vortice: Ronchi presenta "Mario Schifano - Una biografia"

di Cristiano Sanna
"Una volta l'ho visto fermo in bicicletta dietro piazzale Flaminio, parliamo della fine degli anni Cinquanta, mentre guardava gli operai che coprivano di fogliacci bianchi i cartelloni con la pubblicità già scaduta. Il suo lavoro partì da queste cose: una tela su cui incollava carta, a pezzi, come un manufatto temporaneo. Sopra poi ci passava con una pennellessa uno smalto giallo, o un rosso meraviglioso, o un verde". Basterebbero queste parole del gallerista Plinio De Martiis a spiegare Mario Schifano. A raccontare la pittura dell'artista nato in Libia, così vicina alla pop art di Andy Warhol, così lontana da tutte le correnti artistiche allora in voga, ma sfiorata da diverse di queste, in una sorta di autonomia creativa che ebbe un successo enorme, impensabile per molti. Schifano diventò la superstar della pittura e fece di questo medium un uso insieme barbarico (Io sono infantile è il titolo di una delle sue celebri opere) e avveniristico, perché nelle sue tele entravano la tv, il mondo multimediale, il linguaggio dei flussi video. Il libro Mario Schifano - Una biografia, scritto per Johan & Levi Editore dal regista Luca Ronchi (già amico e assistente dell'artista) ripercorre la vita dannata di Schifano in tutte le tappe creative.
Polifonia di voci - Come già fatto in parte nel suo film Mario Schifano Tutto, presentato a Venezia nel 2001, Ronchi dà la parola alle tante persone che hanno conosciuto, amato, detestato, idolatrato, lavorato assieme a Schifano. E' l'unico modo per tentare di imbastire un racconto coerente della figura bigger than life di Schifano. Ribelle figlio di un archeologo, nato in Libia e cresciuto a Roma, incapace di terminare le scuole medie ma geniale nell'appropriarsi degli strumenti della creatività, mescolandoli secondo una sensibilità ancora inedita in Italia. Quasi costretto al lavoro nel Museo etrusco dal padre, Schifano lasciò anche quel posto per lasciarsi guidare dal demone che lo possedeva: quello della pittura. Negli anni Sessanta era già una superstar internazionale: nelle sue molte case laboratorio entravano musicisti (Jagger e Richards), modelle (Anita Pallenberg e Marianne Faithfull, che sedusse e conquistò, strappandole ai due Stones), critici (fondamentale l'amicizia con Achille Bonito Oliva che coniò per primo il termine Transavanguardia), nobili (la prima compagna Nancy Ruspoli, della famiglia principesca), colleghi ora amici ora mortalmente gelosi (Alighiero Boetti, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Tano Festa che arrivò ad accoltellarlo), moltissimi pseudo amici pronti a lusingarlo ed altrettano ad approfittarsi della sua generosità senza confini.
Denaro a pioggia, donne e droga - Un artista che mescolava foto, video, film, quadri materici e tecniche di pittura più tradizionali leggendo la frenesia degli anni che attraversava e rappresentava. Amato da fumettisti come Tamburini e Pazienza. Pazzo per le donne (ne ebbe tante, alcune celebri, seduceva mogli e fidanzate di altre celebrità, di galleristi, di collezionisti, molte non vedevano l'ora di concederglisi), guadagnava fiumi di denaro che immediatamente sperperava volutamente in cibo, vini rari, apparecchiature tecnologiche di cui amava gli ultimi ritrovati, le novità. Spendeva soprattutto in droghe: eroina e cocaina, oppio, per cui divenne un personaggio da cronaca rosa e nera. Il pittore demoniaco e sregolato travolto dal sesso e dalla roba, più volte arrestato, spesso per false soffiate di ex amici e rivali artistici, perfino rinchiuso in manicomio per tentare di ridurne l'esuberanza che non aveva limiti né orari. Ad un certo punto lo Schifano da cronachetta pettegola stava per stritolare il Mario genio artistico, capace di lavorare per ore senza fermarsi, producendo decine di opere regolarmente vendute e prezzi stellari. Riuscì a riprendersi pubblico e mercato anche nei primi anni Novanta, fra il cambiare delle mode e delle tendenze e il proliferare dei falsi, spesso realizzati da suoi ex allievi e assistenti. Sembrava irrefrenabile, finché il cuore disse improvvisamente basta. Era il 1998, Mario Schifano aveva 64 anni. Scompariva il centro del vortice, non l'aria selvaggia che continua a girare attorno alla sua figura irriducibile.

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