Giornalisti per passione,
precari per status:
presentato il libro
'Senza paracadute'
di Antonio Loconte
Quando la precarietà diventa la peculiarità di una professione, è tempo di farsi sentire.
di Deborah Brivitello
http://puglialive.net
Bari,
16 giugno 2012. Antonio Loconte (nella foto) giornalista con contratto a tempo
indeterminato, è stato licenziato qualche anno fa! Da quest'avventura –
disavventura personale, piena di amarezza e tanta voglia di rivalsa, è
nato uno straordinario libro che racconta la faccia di una medaglia che
ancora poco si conosce ovvero la precarietà economica e professionale
del giornalista! Tirocini a non finire, servizi o articoli pagati pochi
euro, tante incertezze, la professione del giornalista è oggi più in
crisi che mai!
Con
la prefazione di Antonio Caprarica, edito da Adda, illustrato da
Gaetano Longo, "Senza paracadute" - diario tragicomico di un giornalista
precario - di Antonio Loconte, è stato presentato il 15 giugno in una
sala del Comune di Bari più che gremita, oltre all'autore erano presenti
il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, Paola Laforgia,
l'assessore Maria Maugeri, Antonella Morga della CGIL Puglia, il
direttore di Barisera Pino Ricco, il giornalista Gustavo Delgado, il
presidente dell'Assostampa Puglia Raffaele Lorusso, la giornalista Nica
Ruggero che ha moderato l'incontro e l'attrice Tiziana Schiavarelli che
ha letto alcuni brani del libro.
Sconforto
e ironia, passione ed energia, tutto ciò si è mescolato nella pancia di
Antonio Loconte, sentimenti e sensazioni che fanno a pugni con i conti
da pagare, con il consuntivo personale, con la voglia di resistere che a
volte si raffredda a volte è incandescente! Ecco allora..."Senza
paracadute" ovvero vedere fuori dalla propria finestra uno spaccato che
normalmente ci sembra trasparente: il lavoro di chi la prepara o se la
va a cercare una notizia, una recensione, ecc.! Del resto tutti noi
guardiamo un tg, leggiamo un giornale, condividiamo un articolo su fb o
twitter, tutti!
"L'amministrazione
è vicina alla scelta di lottare per questa professione" ha detto
l'assessore Maria Maugeri, poi continuando: "Ci sono tante connessioni
tra la politica e il mondo raccontato da questo libro, bisogna
continuare a credere che il giornalismo sia una sorta di missione."
"Il
mio contratto a tempo indeterminato è durato quanto l'Inter vincente di
Mourinho!" Ha esordito così l'autore, divertente e pungente Loconte ha
poi parlato dei suoi anni di lavoro: "Il complimento più bello che ho
ricevuto me l'ha fatto un signore in un mercato e mi ha detto
<>. Ok
ora non so perchè abbia detto quel fatto della moglie, comunque quello
che è successo a me professionalmente, succede anche ad altri, io sono
l'esempio concreto che può succedere a tutti!"
"Soffia
il venticello della precarietà" ha confermato Paola Laforgia, poi
parlando del libro: "E' piacevole da leggere, racconta una storia
personale con molta ironia, ma poi diventa una storia comune oggi. La
condizione di giornalista oggi è difficile, in questo periodo c'è
qualcosa che si sta muovendo, anche a Lecce è partita una mobilitazione
di giornalisti precari, nata dopo il licenziamento di una collega. Come
si resiste? Ci vuole un atto di coraggio, non bisogna aspettare che
tocchi a te, purtroppo c'è un sistema che consente all'editore di fare
quello che vuole, per questo tanta precarietà".
Il
presidente Raffaele Lorusso parlando della crisi: "Gli editori devono
anche fare i conti e quando i conti non tornano....si taglia! Bisogna
'cambiare il lavoro per non cambiare il lavoro', cioè imparare ad usare i
nuovi mezzi a nostra disposizione, imparare a gestirli per rinnovarci".
Interventi
con racconti personali, intervallati da alcuni pezzi tragicomici letti
dall'attrice Tiziana Schiavarelli, l'incontro è scivolato così, con
punti di amarezza e momenti di sagaci testimonianze, ne parliamo con
l'autore........
D: "Antonio c'è mai stato un vero momento di sconforto?"
R:
"Nel mio libro c'è una vita intera, ci sono lotte e fragilità, amori e
lacrime, ma nessun rimpianto, perché non avrei potuto davvero fare di
più di quanto ho fatto. Non riesco più a contarli i momenti difficili.
Ho anche pensato di farla finita, ma non ho trovato un ramo abbastanza
robusto per i miei 92 chili. E allora, dovendo restare in piedi, mi sono
rimboccato le maniche e ho scritto, raccontato, denunciato. Una
scrittura terapeutica. Ho usato l'arma dell'ironia, del divertissement.
Nessuna vendetta o guerra personale. La mia storia per raccontare quella
di decine di migliaia di colleghi. Un momento difficile è tutte le
volte che qualcuno non vota una cassa integrazione a rotazione; che si
prende un giorno di ferie pur di non scioperare. Tutte le volte che si
cancella dal proprio telefonino il numero di cellulare dell'ormai ex
collega licenziato. Tutte le volte che si pensa "tanto a me non capiterà
mai".
D:
"Dal libro si denota che hai reagito con ironia e con verve
'battagliera', queste caratteristiche fanno parte di te o le hai dovute
imparare dopo il licenziamento?"
R:
"Uno che nasce tondo non può morire quadrato. Il senso dell'ironia è
sempre stato nelle mie corde, c'è molta autoironia in queste pagine: sui
miei chili di troppo, la calvizie e, soprattutto all'inizio della
carriera, sulla eccessiva cadenza barese. Poi sono migliorato, però.
Fortunatamente non mi sono lasciato andare al licenziamento. Ho reagito,
riuscendo a rimanere me stesso. Lo spirito battagliero è quello che mi
ha permesso di vestire i panni di un lavavetri a un incrocio per cercare
di capire le reazioni della gente; che mi ha permesso di "aggredire" un
camionista sorpreso a scaricare scarti di lavorazione edile nel parco
di Lama Balice. C'è sempre una battaglia da affrontare,
indipendentemente dal fatto di dover raccontare la propria storia o
quella di qualcun altro."
D: "A chi consiglieresti il tuo libro?"
R:
"Non è un libro solo per addetti ai lavori. Molti di loro lo leggeranno
senza ammettere di averlo fatto e magari si saranno fatti qualche
pianto e moltissimi sorrisi. E' un libro per ragazzi che si affacciano
al mondo del lavoro, per genitori preoccupati, per chi sogna di fare il
giornalista o per chi vuole solo curiosare tra le quinte del nostro
"mestieraccio"; per chi ama farsi trascinare fra le righe. Il libro è un
insieme di storie, tutte legate da quella principale: la mia,
esattamente come succede in una di quelle serie tv americane di sbirri e
feroci assassini. Tanti casi, ma l'unico pensiero va a quello irrisolto
che ti condiziona il resto della vita. Perché il precariato riguarda
tutti."
D: "Cosa dovrebbe cambiare secondo te per rendere la figura professionale meno labile?"
R:
"E' la domanda delle domande. Ci sarebbero molte più cose da non fare
per rendere migliore il mestiere del giornalismo. Tornare al passato,
quando la raccomandazione era uno dei modi - e non l'unico - per
affacciarsi in una redazione; non si può consentire a stagisti e
tirocinanti di fare ciò che che farebbe un professionista -
indipendentemente dal tipo di tesserino che si possiede; non si possono
fomentare costosissimi master senza la garanzia di un posto di lavoro;
non si possono ritenere degne solo certe battaglie, ogni storia è degna
di essere supportata quando ad essere lesa è stata la dignità prima
ancora che la professione; non si può consentire ad avvocati, ingegneri,
medici, sportivi di professione di esercitare il giornalismo come
hobby, togliendo diritti a chi lo fa per vivere; nessuno può dire chi
può o non può avere il sogno di fare il giornalista, ma ci vorrebbero
più controlli su come si è giornalisti; non si può scrivere quasi gratis
per un giornale e prendere lo stipendio da un ospedale, una banca, un
ente pubblico, un'associazione sportiva; non si può più consentire a un
editore di pagare un pezzo meno di quanto vale un chilo di pane. Questa è
la prima parte della classifica. Quando si comincerà a mettere mano a
questo elenco potremo continuare con il resto. Il mio è un tentativo di
far discutere del nostro mestiere e di chi continua a credere che farsi
sfruttare sia l'unico modo per fare il giornalista: 'Tanto prima o poi
mi assumeranno'."
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