La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 9 giugno 2012

Resistenza, i ricordi tenuti nel cassetto

Un editore varesino
pubblica dopo 40 anni
il libro del giornalista
e partigiano Giovanni Panozzo

Resistenza, i ricordi
tenuti nel cassetto

di Sebastiano Grasso
Corriere della Sera 7/6/2012

Giovanni Panozzo (1922-1988) arrivò al Corriere nel 1976. Come Salvatore Conoscente e Giancarlo Pertegato, aveva lavorato all' Unità e quando la redazione milanese del quotidiano del Pci chiuse, dopo una breve permanenza in altri giornali, era approdato in via Solferino, chiamato da Franco Di Bella. Alto, coi capelli bianchissimi, Giovanni aveva l' aspetto d' un senatore dell' antica Roma. Da giovane aveva partecipato, nelle Brigate Garibaldi, alla Resistenza in Val Seriana. Nel novembre del ' 43, i partigiani del colonnello Carlo Croce combatterono sul monte di San Martino, in Valcuvia (Varese). Nel ' 73, Panozzo  aveva deciso di ricordarli in un centinaio di pagine. In circa trent' anni molte cose si possono dimenticare, così egli aveva preferito vedere le carte al centro di documentazione di Cassano Valcuvia e sentire direttamente i protagonisti. Che forma dare al materiale in mano? Così, prese corpo l' idea di rendere il tutto sotto forma di un romanzo. Titolo, Quelli di San Martino. Che, però, rimase sempre in un cassetto. A poco meno di 40 anni, un editore di Varese, Pietro Macchione, ha chiesto alla vedova e al figlio di Giovanni di riesumare il testo per pubblicarlo, arricchito da una premessa e da una postfazione (pp. 148, ? 15). Finale: «Soltanto don Tamazza fu autorizzato dall' autorità tedesca ad accompagnare la salma al cimitero. La calarono nella fossa numero 30. Il sacerdote ghermì un pugno di terra e la gettò sulla bara. Si guardò intorno e ripeté il gesto. Allora altra gente venne dalle tombe vicine, guardinga e sospettosa, muta. Ma ad uno ad uno, tutti raccolsero una zolla da lasciare sulla cassa; e fu come se i tamburi rullassero».



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