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domenica 13 novembre 2011

La ricetta è sempre quella famiglia, amore e fantasia. I 20 anni della Guida critica golosa di Massobrio

La Stampa Costume
13/11/2011 - TENDENZE

La ricetta è sempre quella
famiglia, amore e fantasia

Nella sua guida Paolo Massobrio spiega che molti posti hanno tenuto, malgrado la crisi, grazie al welfare italiano: la famiglia

I 20 anni della Guida critica golosa di Massobrio: «Mi piace l’oste, non il fenomeno»

FRANCESCO RIGATELLI
Dev’esser vero che dei problemi bisogna discutere seduti, riposati e magari a pancia piena. Insomma, dopo pranzo. Almeno viene in mente questo a dar retta al critico gastronomico Paolo Massobrio che, nel presentare i vent’anni della sua «Guida critica golosa», ricorda l’ex premier Berlusconi («Macché crisi! I ristoranti sono pieni!»). Anziché chiudere - è la sintesi - molti posti hanno tenuto. E sapete perché? Come tutti, grazie al welfare italiano: la famiglia. «Poi non è vero che i ristoranti sono sempre pieni come sostiene Berlusconi. Durante la settimana hanno difficoltà. Ma i ristoratori italiani sono creativi, sanno trattare e attrarre la clientela, rimodulano i prezzi».

E se lo dice Massobrio, che in vista del 2012 per la prima volta ha riunito le sue guide di Piemonte, Liguria, Val d’Aosta e Lombardia in un solo volume, c’è da rallegrarsi.

La rilevazione durante l’anno è approfondita. Quaranta collaboratori che non provano mai lo stesso ristorante dell’anno prima. Ognuno cena in venti locali diversi. Massobrio e il suo socio Marco Gatti in almeno 150. Due che, insomma, quando sono in vacanza non vanno certo a cena fuori.

Per loro la tendenza è questa. Lo ripeteranno anche alla rassegna gastronomica Golosaria a Torino il 20 e 21 novembre per presentare la guida. Il ristoratore italiano vero è l’oste, non il fenomeno. «Se al tavolo e ai fornelli preferisce macchine fotografiche e telecamere prima o poi la paga». Così Massobrio ci dà un’altra buona notizia. Di giustizia. «Sulla guida metto solo le esperienze positive. Poi c’è l’application per iPad dove scrivo tutto e sconfino nelle altre regioni. I ristoranti cattivi però non faccio in tempo a perseguirli, perché prima o poi chiudono da soli. La tendenza italiana è in positivo». Questione di valori, di nuove generazioni cui viene affidato il timone dell’attività di famiglia, di ragazzi che imprendono. In questa pagina, di famiglie e di ragazzi ne indichiamo alcuni qui a fianco.

I preferiti di Massobrio: «A Torino - ci racconta ancora - c’erano La vecchia lanterna, I due lampioni, Balbo. Grandi nomi che hanno chiuso, ma sono nati Il consorzio, il Vo, il Sardegna (fa cucina dell’interno) e il Berbel (ottimo pesce). A Milano si andava al Savini, al Boeucc, mentre ora sono preferibili Trussardi, Aimo e Nadia, L’altra isola». Quest’ultimo secondo Massobrio è il migliore in assoluto, perché c’è «il monsignore» Gianni Borrelli ad accogliere, erede della milanesità di Gianni Brera, anche se in cucina ha solo ragazzi cinesi debitamente formati».

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