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martedì 25 ottobre 2011

L’eredità di Dario Fo e tre spettacoli “all’italiana”


Tre artisti che seguono i passi e le tecniche circensi del famoso attore e regista Dario Fo stanno preparando in Italia tre spettacoli che approderanno a Buenos Aires mercoledì prossimo.

L’eredità di Dario Fo e tre spettacoli “all’italiana”

La Nación
Tre artisti che seguono i passi e le tecniche circensi del famoso attore e regista Dario Fo stanno preparando in Italia tre spettacoli che approderanno a Buenos Aires mercoledì prossimo.
Sono Stefano Di Pietro, Cristiano Beffa e il famoso clown Alfredo Colombaioni. I tre fanno parte della Compagnia Absurda Comica, un gruppo che ha già alle spalle dodici anni di carriera e che si fonda sul concetto della diversità delle discipline come forma di ricchezza.
 Il clown all’italiana è – per Di Pietro – quello che si può apprezzare maggiormente nei tre spettacoli che vengono da Roma. “E’ il clown che riporta le evoluzione della tecnica, mescolando l’antica tradizione circense italiana con la modernità”, riferisce durante una telefonata l’attore, che è anche clown, acrobata e specialista nella commedia (ha studiato alla scuola di Fo e nel circo di Willy Colombaioni).
La tecnica di Dario Fo (il famoso creatore di un teatro politico e satirico che ha contraddistinto la storia italiana) è una di quelle scelte da questa compagnia. Perciò faranno uno spettacolo in cui si mescola questa tecnica con il nuovo e il contemporaneo, con la drammaturgia di Mistero Buffo.
“Si utilizza una versione clown nella quale si mettono da parte il naso rosso e le scarpone del pagliaccio, e si conservano i tempi e i ritmi da circo”, spiega Di Pietro.
Parallelamente al Circo, gli italiani portano un’opera esclusiva per i più piccoli, con tre pagliacci. In Concerto per clown la compagnia fa una pièce di tono leggero e un rituale catartico di tre pagliacci bizzarri che non parlano ma balbettano e in cui non c’è copione, dando così il via al gioco e all’improvvisazione.
Per Di Pietro questo è un momento per divertirsi col grande Colombaioni, discendente di una famiglia di clown da sei generazioni e attore di diversi film di Federico Fellini. “Alfredo è il nostro maggior esperto clown, viene da una famiglia specialista nella materia, è un’eminenza nel genere e la cosa più divertente è che parla in cocoliche” [gergo misto allo spagnolo parlato dagli immigrati italiani in Argentina, NdT].
Per la compagnia venire via dall’Italia è una necessità, dato che la situazione nel loro paese è critica per quanto riguarda la libertà di espressione. Di Pietro assicura che per loro non è una scelta possibile smettere di dire ciò che pensano e che proprio per questo viaggiano e portano in scena le loro opere nelle carceri e nei manicomi, perché non sono d’accordo con l’esclusione.
Così come il suo maestro Dario Fo, Di Pietro fa parte di quel tipo di artisti che credono alla necessità di manifestare la propria visione politica attraverso le proprie proposte.
Non si tratta solo di clowns. Amante delle sfide, Di Pietro ha deciso di aggiungere una terza possibilità, che sarà un po’ più complicata in quanto fa riferimento alla sua lingua (tutte e tre sono in spagnolo, ma in questa c’è molto più dialogo che nelle altre), è un’opera del cantante e attore Giorgio Gaber.
“E’ diversa, non ci sono clowns, si parla dell’intimo, dell’umano. Rappresentiamo situazioni molto particolari, sulla storia dell’Italia. Generalmente all’estero non la proponiamo, ma ci piace cogliere le sfide: siamo l’unica compagnia italiana che porta Gaber all’estero”, afferma con orgoglio Di Pietro.

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