La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

lunedì 31 ottobre 2011

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia

Il risveglio dell’uomo nel Rinascimento, l’essere consapevole delle proprie capacità, le ferventi attività economiche, l’espansione europea e una prima forma di capitalismo che prendevano fermezza e potere agli albori dell’età moderna, potrebbero essere considerati, alla luce degli insegnamenti di Braudel, come semi che abbiano poi dato origine alle scoperte scientifiche del XVII secolo, un secolo colmo di attività, basti pensare a Nepero, a Galileo, a Newton, a Bacone, e via dicendo.
Tutti uomini, tutti maschi. E le donne?
La professoressa Annarita Ruberto, che fra le altre cose conosciamo per un’intervista di qualche mese fa, ci propone una figura poco nota di quel XVII secolo: una donna laureata, la prima nel mondo.
*****
 

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia nacque a Venezia nel palazzo dei Cornaro, che si affaccia sul Canal Grande a Rialto, in una famiglia di nobile casata, il 5 giugno 1646. Era, infatti, quinta figlia di Giovanni Battista Cornaro Piscopia, procuratore di San Marco (la più alta carica dello Stato dopo quella del doge) e stimatissimo veneziano.
I Piscopia erano un ramo di quei Cornaro che dettero alla Serenissima una regina, Caterina di Cipro (1434-1510), quattro dogi e nove cardinali.
La madre di Elena, Zanetta Giovanna Boni, non era invece un membro della classe privilegiata prima del matrimonio. Il bisnonno di Elena, Giacomo Alvise, era stato un grande amico di Galileo Galilei. La sua biblioteca, che raccoglieva un gran numero di opere scientifiche di chiara ispirazione galileiana, fu ereditata da Giovanni Battista e costituì un punto di riferimento per gli studi di Elena. Secondo il Montfaucon, che vide la biblioteca alla fine del secolo, non ve ne era un’altra che avesse “tot codices ad historiam Venetianam spectantes” anche se per lo più non superavano “trecentos annos“. Egli vide “Oratorum Reipublicae diaria bene multa, historiae bellorum, et alia huiusmodi pene innumera
A partire dall’età di sette anni, Elena Lucrezia ricevette un tutoraggio nelle lingue classiche latino e greco, nello studio della grammatica e della musica. Oltre a parlare il latino e il greco correntemente, Elena padroneggiava l’ebraico, lo spagnolo, il francese e l’arabo.
La sua padronanza delle lingue le valse il titolo di Oraculum Septilingue. Elena dimostrò, inoltre, una meravigliosa capacità di ragionamento. Studiò le scienze e le lingue, la matematica e l’astronomia oltre alla filosofia e alla teologia, e amò in particolare le ultime due. Nel 1672, Giovanni Cornaro consentì alla figlia di continuare gli studi all’Università degli Studi di Padova.
A Elena Lucrezia furono affiancati tutori d’eccezione, tra cui don Giovanni Battista Fabris, parroco a San Luca, che per primo le insegnò il greco e segnalò al Cornaro Piscopia il talento della figlia di sette anni.
Giovanni Cornaro era orgoglioso della figlia e teneva molto al fatto che fosse riconosciuto il suo naturale talento. Così, dietro sua insistenza, Elena Lucrezia seguì un dottorato in Teologia presso l’Università di Padova. La sua candidatura incontrò però una forte resistenza: i Funzionari della Chiesa cattolica romana si rifiutarono, infatti, di assegnare il titolo di Dottore in Teologia a una donna.
La Teologia era stata materia fino ad allora mai approfondita da una donna, all’epoca ritenuta incapace di ragionamenti difficili soprattutto sulle verità della fede.
Il cardinale Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova e cancelliere dell’Università, oppose un netto rifiuto al quale non venne meno neanche in ossequio alla Patavina libertas.
Per i meriti straordinari riconosciuti alla giovane donna e per l’appoggio influente del potente padre, Elena Lucrezia riuscì però ad ottenere il permesso di laurearsi in filosofia.
Si presentò il sabato mattina alle ore 9 del 25 giugno 1678 e discusse davanti al Collegio dei filosofi e medici i due puncta, due tesi di Aristotele, che le erano stati comunicati soltanto il giorno prima, affinché si preparasse.
La sua prova fu talmente brillante che i membri del Collegio decisero di tralasciare la solita votazione segreta e di acclamare all’unanimità la candidata magistra et doctrix in philosophia tantum.
Avvenne così che Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, che aveva da poco compiuto trentadue anni, sfidando le convenzioni e la mentalità dell’epoca, diventò la prima donna al mondo a ricevere, all’Università di Padova, il titolo di doctor, aprendo la strada ad altre donne che vennero dopo di lei.
Il 9 luglio 1678, Elena Lucrezia fu aggregata al Collegio dei filosofi e medici dell’Università; il 15 del medesimo mese partecipò alla seduta solenne organizzata dall’Accademia dei Ricoverati di Padova (cui era stata aggregata nel 1669) per celebrare la sua laurea.
Oltre che ai Ricoverati di Padova, fu aggregata agli Infecondi di Roma, agli Intronati di Siena, agli Erranti di Brescia, alle due accademie veneziane dei Pacifici e Dodonea.
Nel 1679, si trasferì definitivamente da Venezia a Padova
Elena non insegnò mai, ma divenne membro di varie accademie e intrattenne rapporti epistolari con i maggiori studiosi italiani e stranieri del secolo. Votata alla castità, non volle mai sposarsi; visse in ritiro, diventando un’ablata benedettina e dedicandosi ai poveri.
Elena Piscopia fu anche considerata un’esperta musicista sin dall’età di diciassette anni. Durante la sua vita, oltre a padroneggiare lo scibilis del suo tempo, il che significa che dominò quasi l’intero corpo di conoscenze, Elena Lucrezia suonò con maestria il clavicembalo, il clavicordo, l’arpa e il violino, strumenti con cui accompagnava le sue composizioni musicali.
Gli ultimi sette anni della sua vita furono dedicati intensamente allo studio e al ministero per i poveri.
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia morì all’età di trentotto anni, il 26 luglio 1684, probabilmente minata dalla tubercolosi. La sua dipartita causò un grande lutto a Padova, dove era stimata quale donna di notevole valore. Il suo ultimo desiderio fu di essere sepolta nella chiesa padovana di Santa Giustina.
Nel 1685 l’Università di Padova coniò una medaglia in onore della sua grande allieva.
I suoi scritti sono stati pubblicati nel 1688 a Parma, dopo la sua morte. Anche oggi Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è ampiamente citata da altri studiosi e scrittori.
Patrizia Carrano le ha dedicato il romanzo Illuminata. La storia di Elena Lucrezia Cornaro, pubblicato alcuni anni fa da Mondadori.
Di questa grande donna resta poco: una statua a Palazzo Bò, sede storica dell’università padovana; una vetrata policroma al Vasser College, negli Stati Uniti; un affresco all’Università di Pittsburg; una lapide nel suo palazzo, a Venezia.
Ma lei, che visse lontano dalle luci della ribalta, dedicandosi allo studio e alla carità verso i poveri, sarà sempre ricordata come la “prima scandalosa donna” ad aver conquistato un territorio riservato in precedenza solo agli uomini, segnando così una vittoria molto importante nella storia delle conquiste femminili.
Qualcosa che si legge su di lei:
«Quivi mentre sfogliavo le opere di Archimede, che stavano sul tavolo, m’imbattei nel teorema dell’applicazione di una retta tirata tra la circonferenza e il diametro [d’una sfera]. Quand’ecco apparire in biblioteca una giovane, bellissima in volto, ben proporzionata nelle membra, di colorito delicato, con il capo maestoso, dignitosa nel tratto, e cominciò a parlare su quel teorema. Restai stupefatto tanto che mi mancò la parola, […]»
[Racconto di Carlo Rinaldini del 1668 che racconta il suo primo incontro con Elena Lucrezia Cornaro Piscopia nella biblioteca Cornaro, cit. in Maschietto, 1978, pp. 86-7]
«Studiò le lingue greca, latina, ebraica, spagnola, francese, ed un poco l’arabica. Conobbe la filosofia, la matematica, la teologia, l’astronomia, e fu laureata nel duomo di Padova nel 1678. Fu dotta altresì nella musica, e s’accompagnava cantando i suoi versi. Va annoverata fra le più illustri donne Italiane […]»
[Canonici Fachini, 1824, p. 159]
(di Annarita Ruberto)

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