Cittadinanza
attiva digitale.
Le micro tv
parlano
con il web.
Le antenne create dai cittadini interagiscono con social network e device mobili. Aumentando gli utenti e le occasioni di business per le imprese.
di Giampaolo Colletti
Nova24-Il Sole 24 Ore 6/11/2011
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bibliobus di Nicoletta Bardi, volontaria aquilana ancora sfollata, ogni
giorno macina chilometri percorrendo i comuni abruzzesi colpiti dal
sisma. Distribuisce alla popolazione libri e riviste. Anche se tv e
giornali hanno spento i riflettori, questo autobus trasformato in
biblioteca continua a girare in rete, raccontato sulle micro web tv e su
Facebook: le storie di Nicoletta e degli altri volontari sono state
condivise su oltre 30mila bacheche digitali.
Così
la via tutta italiana del citizen journalism passa per queste antenne,
web tv social e mobile (che si sfideranno tra loro al concorso i
Teletopi il 1° dicembre). La nuova generazione della videopartecipazione
"dal basso", espressione di cittadinanza attiva digitale, riparte dai
social network e dai devices mobili. Lo sa bene Emilio Concas, pastore
sardo che si racconta nella fanpage della sua micro web tv Sardinia
Farm. Da Gergei, nell'entroterra cagliaritano, dialoga col resto del
mondo, arrivando a vendere online i prodotti: quattro forme di pecorino e
prelibatezze sarde a 390 euro per ordinazione.
Nel
sottobosco di una rete partecipativa si moltiplicano canali accesi da
cittadini videomaker, gruppi di interesse e associazioni, giornalisti
oggi digitali e un tempo al lavoro nelle tv locali chiuse con l'arrivo
del digitale terrestre. Invece la rete accoglie tutti e la coda lunga
degli user continua a ingrossare le sue fila: la mappa dell'osservatorio
Altratv.tv annovera in Italia 533 micro web tv e 815 micromedia
iperlocali, con un tasso di crescita del 52% in due anni. Si va dai
portali territoriali fino alle tv di condominio: una community che è di
fatto comunità, composta anche da vicini di casa.
L'abbattimento
dei costi del digitale sta creando nuovi professionisti: il live
streaming, oggi mutuabile anche sui social network, ha accelerato questa
rivoluzione. Trainato dalla penetrazione di smartphone e tablet, il
mobile registra crescite a due cifre: per YuMe.com le impression delle
pubblicità sono cresciute del 35 per cento. Tom Picket di YouTube ha
rivelato come il 10% delle views arrivi dalla fruizione in mobilità. Dai
numeri di Mountain View alle storie di casa nostra: già oggi la
romagnola Ravenna web tv carica i suoi video sui telefonini. I sette
servizi al giorno realizzati da dieci collaboratori sono visibili su
iPad, iPhone e Android. Lo fa anche Vallesina tv, che informa le 120mila
anime della vallata vicino a Jesi. Canale di pubblica utilità con clip
realizzate in collaborazione con Asur Marche, l'azienda ospedaliera
locale. «Carichiamo 30 filmati alla settimana per un migliaio di
download sul mobile. Ed è il mobile che fa da traino anche alla
piattaforma web: ci dà il 30% in più di contatti», afferma Daniele
Bedetti, fondatore del canale.
I
social network sono un asset strategico: secondo una ricerca
dell'Università Bocconi il 76% di oltre mille aziende intervistate li
consideri prioritari. Ecco perché il potenziale bacino pubblicitario per
queste "antenne" attinge ora dalle Pmi che iniziano a destinare risorse
nell'online. Così i videomaker diventano social media manager,
traduttori digitali. Varese news ha una delle community più attive con
oltre 18mila fan. Ma sui media sociali si distinguono soprattutto i
canali verticali: Career tv per il lavoro o Board tv per gli sport
estremi. «Nella nostra squadra abbiamo un trend setter per i social
network: oltre a caricare i filmati online e a dialogare con la
community si aggiorna sulle novità tecnologiche», racconta Silvia Tocci,
direttore di Ostiatv.it. Il live streaming sui social network – con
l'aggiornamento via Twitter – ha permesso a Messina web tv di avere un
pubblico di appassionati in Australia per le partite della squadra di
hockey.
Tanti
i modelli di business da inventare. Come ha fatto Francesco Vanin,
trasformando la sua web tv in una restaurant tv. «Dai nostri studi
televisivi i cittadini possono cenare e contemporaneamente partecipare a
un talk show», racconta Vanin, che nel 2006 ha fondato Pnbox.tv trasmettendo dal salotto di casa. Oggi dispone di uno staff di 12 videomaker stipendiati.
Dall'idea
(digitale) all'impresa il passo non è scontato. «Per tradurre in
business i servizi che si offrono a una comunità non basta la passione.
Occorre un business plan sostenibile. Ma il vento è favorevole alla
rete, che intercetta un bacino pubblicitario in crescita», afferma Paolo
Gila, autore di «100 idee per 100 start up» per il Gruppo24Ore.
In
questo scenario, però, si addensano le nubi di una regolamentazione che
l'AgCom intende ridefinire e una banda larga ancora a macchia di
leopardo. Che la rete lo voglia o no sarà la politica (o l'Europa) e non
il mercato a dettare l'agenda.
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